Categorie: Personale

Asini d’oro o professionisti della conoscenza?

Nell’immaginario collettivo è passata un’idea deformata del ruolo dell’insegnante. Infatti si pensa che l’insegnante sia un impiegato privilegiato, che lavora per poche ore al giorno e per soli 5 giorni alla settimana. C’è la convinzione che goda di tre mesi di vacanze estive , e rimanga comodamente a casa durante le festività di Natale e Pasqua.
Ma nella realtà non è affatto così, anzi sta crescendo nelle scuole e tra i docenti in particolare, il disagio e l’insofferenza per carichi di lavoro in continuo aumento a cui non fa riscontro un proporzionale incremento delle retribuzioni. Sembrerebbe che la politica nazionale, come anche quella periferica, stia ritenendo impossibile continuare a sostenere una scuola pubblica autoreferenziale e impostata su un orario di lavoro ridotto degli insegnanti.
Cambiano i governi e i ministri dell’Istruzione, ma la musica è sempre la stessa , soppressione dei diritti contrattuali, visti, ormai, come dei veri e propri privilegi, ed aumento dei carichi di lavoro a stipendi invariati.
Si chiede in buona sostanza ai docenti un sacrificio in termini di maggior disponibilità e maggiori carichi di lavoro. Per giustificare questa richiesta, che dovrebbe essere attuata a parità di stipendio, si insiste nel considerare alcuni diritti contrattuali dei propri e veri privilegi, che non sono più sostenibili, e nel ribadire che l’impegno degli insegnanti è limitato, come nel caso dei docenti della scuola secondaria, per sole 18 ore settimanali per 33 settimane l’anno. Si insiste su questi discorsi, quasi a voler puntare il dito sul fatto che i docenti italiani sono pagati poco perché lavorano veramente poco.
L’opinione diffusa che gli insegnanti lavorano poco, e stanno molto tempo a casa, contrasta con le lamentele di molti docenti. Infatti questi insegnanti lamentano, rispetto agli altri anni, un maggior numero di alunni per classe, quindi più compiti da correggere, più tempo da dedicare per i rapporti scuola-famiglia, più atti burocratici da compilare, non ultimo il complicatissimo rapporto con il registro elettronico; si segnala anche una sempre crescente attività collegiale che ormai raggiunge, in quasi tutte le scuole, la soglia massima oraria prevista dall’art. 29 del CCNL 2006-2009 e qualche volta la oltrepassa, la somministrazione e la correzione, a titolo gratuito, delle prove Invalsi di matematica e italiano, l’introduzione delle verifiche per l’accertamento delle competenze inserito al termine del primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado, che vanno strutturate, somministrate e corrette, sempre ovviamente a titolo gratuito.
Questi carichi di lavoro aggiuntivi non vengono retribuiti nemmeno con lo stipendio accessorio, che è sempre più esiguo ed incerto anno dopo anno. Come carico di lavoro aggiuntivo si è anche pensato di introdurre l’obbligo di fare orientamento, nelle ore eventualmente residue alle 80 ore delle attività collegiali.
Tra carichi di lavoro eccessivi e stipendi invariati o per meglio dire decurtati, viene in mente la metafora dell’Asino d’oro di Apuleio, dove si intravede l’allegoria dell’uomo che diventa asino, ma con la coscienza umana, e dell’asino che poi torna uomo.
Questo sta a significare che in questa fase storica si considera il docente come un asino d’oro da caricare di pesi e responsabilità, ma forse poi ci sarà la presa di coscienza che dentro l’asino c’è il valore del sapere dell’uomo, che dovrà essere valutato ed equamente ricompensato.
In poche parole i nostri governanti sappiano che i docenti non sono asini d’oro ma professionisti della conoscenza.

Lucio Ficara

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