Importante sentenza del Giudice del Lavoro di Torino in materia di assegnazione dei docenti alle classi.
IL CASO DEL “BOSELLI” DI TORINO
La vicenda era esplosa ai primi di settembre presso l’IIS Boselli Torino dove i dirigente scolastico aveva deciso di spostare il professore di matematica Pino Iaria in un altro plesso della istituzione scolastica.
Iaria è anche membro dell’esecutivo nazione Cobas e la vicenda aveva suscitato molto clamore; a fianco del professore si erano schierati anche gli studenti con proteste quasi quotidiane.
Iaria, tramite il suo sindacato, ha presentato un formale ricorso e adesso il tribunale gli ha dato ragione. Secondo il sindacato di Piero Bernocchi “lo spostamento di Iaria era determinato da ragioni ritorsive stante l’attività sindacale del docente che ha denunciato più volte sia in Collegio che all’USR condotte non conformi ai doveri professionali da parte del preside”.
RICORSO ACCOLTO
Adesso il Giudice del Lavoro di Torino ha accolto il ricorso di Iaria, ordinando al dirigente di assegnare il professore alle classi che aveva lo scorso anno, condannando peraltro il MIUR al pagamento delle spese processuali.
Il Giudice ha così motivato l’ordinanza: “Dal quadro normativo emerge con chiarezza che l’assegnazione dei docenti alle classi non è materia rimessa alle unilaterali determinazioni del dirigente scolastico posto che l’indicazione dei criteri è attribuita al Consiglio d’Istituto e che in ogni caso il dirigente scolastico deve agire nel rispetto delle competenze degli organi collegiali. Il primo e prioritario criterio di assegnazione adottato era quello della continuità didattica ed a tale criterio il dirigente era tenuto ad attenersi avendovi peraltro aderito”.
Il Giudice contesta anche la linea di difesa adottata dalla scuola: “Neppure può sostenersi che la decisione adottata sia finalizzata a perseguire l’interesse superiore della scuola e tantomeno il principio costituzionale del buon andamento dell’amministrazione: le vibranti proteste degli allievi e dei genitori, riportate dagli organi di stampa, nonché il rifiuto delle classi 4° e 5° della sezione O a seguire le lezioni di matematica dimostrano inequivocabilmente come l’interesse superiore non sia stato soddisfatto”.
SCIOPERO IN ARRIVO
Secco il commento di Piero Bernocchi: “Si tratta di una sentenza ‘storica’ in una fase in cui la scuola italiana è stravolta dalla legge 107 e dagli abusi di potere di tanti presidi, convinti di poter esercitare un ruolo padronale nelle loro scuole e premiati, pare, con un aumento contrattuale pari a dieci volte la misera elemosina che si prospetta per docenti ed ATA”.
“Tutto questo – sottolinea Bernocchi che sta preparando il terreno per la protesta già programmata con Unicobas e USB – lo ricorderemo e lo porteremo in piazza in particolare il prossimo 10 novembre durante lo sciopero generale della scuola”.