Ci sono voluti almeno un paio di anni, ma alla fine i sindacati sono stati costretti a cedere. Così almeno riferiscono le cronache.
La questione riguarda il contratto integrativo su utilizzazioni e assegnazioni provvisorie in cui le organizzazioni sindacali avevano tentato di far introdurre alcune norme relative all’assegnazione del personale ai plessi e alle sedi.
Per due anni il Ministero della Funzione Pubblica aveva rifiutato di dare il via libera al contratto.
Diverse le soluzioni adottate nel 2011 e nel 2012.
Il primo anno il CCNI non era stato firmato in via definitiva e il Ministero aveva adottato un atto unilaterale.
Nell’agosto del 2012, invece, i due articoli “incriminati” (e cioè il 4 e il 14 dedicati rispettivamente alla mobilità annuale del personale docenti nell’ambito della stessa istituzione scolastica e all’assegnazione del personale Ata alle sedi e ai plessi) erano stati cancellati nella versione definitiva.
Adesso i sindacati e l’Amministrazione hanno concordato di eliminare del tutto tali disposizioni dall’ipotesi di contratto.
Questa decisione dovrebbe semplificare l’iter di approvazione del contratto.
Quanto meno non dovrebbero più esserci rilievi da parte della Funzione Pubblica e quindi i tempi per la firma definitiva dovrebbe ritornare quelli normali.
A questo punto si può forse affermare che i sindacati hanno deciso di prendere atto che le norme contenute nel “decreto Brunetta” in materia di contrattazione sono legittime e non possono non essere applicate.
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