L’algoritmo che ha definito i trasferimenti dei docenti nel 2016 avrà ancora serie ripercussioni sulle assegnazioni provvisorie interprovinciali al Sud Italia.
Infatti, come abbiamo riportato più volte su questa testata, i docenti che hanno vinto il ricorso dopo il caos dello scorso anno, saranno assegnati alle sedi indicate dalle sentenze.
Tuttavia, i posti disponibili sono inferiori rispetto al numero di posti assegnati ai ricorsisti e pertanto, non potranno essere disposte le assegnazioni provvisorie interprovinciali. Con la possibile conseguenza di soprannumerari, come sostiene anche Italia Oggi.
Ma non finisce qui: tale situazione porterà probabilmente ad altri ricorsi d’urgenza al Sud, destinati ad essere accolti.
Lo scenario più probabile potrebbe essere il seguente: al Nord rimarranno libere molte cattedre per effetto delle assegnazioni disposte dai giudici, sulle quali bisognerà nominare i supplenti. E al Sud vi saranno più docenti del necessario che, non potendo ottenere l’assegnazione di una cattedra, saranno messi a disposizione. E ciò potrebbe integrare una qualche ipotesi di danno erariale.
In realtà quanto sta accadendo era molto prevedibile, dato che dopo gli esiti della mobilità 2016 molti docenti avevano ottenuto sedi da loro richieste pur avendo un punteggio più basso rispetto ad altri colleghi.
Il Miur ha giocato la carta della conciliazione, con cui gli insoddisfatti hanno ottenuto sedi più comode. Altri insegnanti hanno scelto di intraprendere le vie legali, ottenendo dai giudici quello che non avevano potuto ottenere in via amministrativa.
Altri, si legge ancora su Italia Oggi, si erano astenuti dall’esperire l’azione giudiziale optando per l’assegnazione provvisoria interprovinciale. Che in molti casi aveva consentito loro di avvicinarsi alla famiglia. Nel frattempo, però, le pronunce favorevoli in sede cautelare sono cresciute di numero. E ciò ha mandato in tilt tutto il sistema.
Per risolvere la situazione esistono 2 strade: quella legislativa e quella giudiziale, che purtroppo pare essere la più probabile, con conseguenti aumenti dei costi dell’erario. Infatti, la seconda ipotesi porterebbe a spese di circa 2800 euro per ogni causa persa. Ma non solo: la necessità di coprire le cattedre che rimarranno vuote al Nord tramite l’assunzione di supplenti genererebbe ulteriori costi aggiuntivi.
L’algoritmo del 2016 si è trasformato in un vero e proprio boomerang per il Ministero, anche se però i veri problemi sono a carico dei docenti e del sistema scolastico in generale.
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