Leggendo gli ultimi resoconti sindacali, non si può che restare sconcertati dall’insensatezza delle proposte del Miur per gestire le operazioni di assegnazione provvisoria (AP) per l’a.s. 2017/2018.
Se da un lato si prevedono deroghe e trattamenti di favore per i neoassunti che – da tre anni a questa parte – continuano ad usufruire di privilegi enormi in tema di mobilità, dall’altro i vecchi docenti di ruolo subiscono un trattamento vergognoso e penalizzante.
Il Miur ha infatti intenzione di limitare i requisiti di richiesta delle AP, andando ad intaccare retroattivamente i diritti acquisiti di docenti che hanno rispettato il vincolo triennale e si sono sempre attenuti alle regole previste, prima di poter inoltrare domanda di mobilità.
Si paventa difatti l’ipotesi di non consentire il ricongiungimento a parenti ed affini conviventi, che molto spesso rappresentano gli unici componenti della famiglia rimasti.
Il tutto in spregio a quanto previsto dal Testo Unico relativamente alle AP, in cui tra i requisiti indicati è previsto il ricongiungimento alla famiglia.
E si mortificano quei docenti che, per andare a svolgere con onestà e dedizione un lavoro lontano da casa anche centinaia di chilometri, hanno rinunciato ad avere figli e compagni, perché il tutto non si poteva conciliare.
Lavoratori che hanno prestato servizio senza lamentarsi e facendo sacrifici umani ed economici immani, adesso vengono umiliati e beffati in modo indegno dallo Stato italiano, che elimina tutele e garanzie conquistate in anni di lotte.
Come si può andare a modificare retroattivamente un requisito, quello del ricongiungimento a parenti e affini, che da almeno 10 anni è sempre stato previsto almeno per i movimenti di assegnazione provvisoria? In virtù di questo requisito molti docenti hanno deciso anni fa di trasferirsi al Nord, pur non avendo genitori, figli e mariti, ma lasciando ugualmente affetti importanti, come sorelle e fratelli, molto spesso disoccupati. Non avere figli o mariti è forse una colpa da espiare? Tra l’altro il ricongiungimento a parenti e affini è sempre stato in coda a tutte le altre categorie, senza intaccare i diritti di nessuno.
Il che si è sempre tradotto nell’impossibilità di ottenere assegnazione provvisoria, perché scavalcati da tutti. Nell’ultimo anno pure dai neoimmessi in ruolo. Ora, mi chiedo quale beneficio pensa di ottenere il Miur ostacolando quei pochi sfortunati docenti che non hanno più genitori o non si sono potuti fare una famiglia, investendo gli anni migliori della propria vita a servizio dello Stato. La cosa più assurda di tutto questo è che i sindacati non stanno tutelando i diritti dei docenti ante Legem, che si ritrovano a subire un cambiamento delle regole pauroso, senza che nessuno li possa sostenere. Abbandonati a loro stessi e vittime sacrificali di un accanimento senza precedenti.
Anche l’altra ipotesi di limitare le AP ai soli docenti che non hanno avuto soddisfatta la domanda di trasferimento ha qualcosa di abominevole.
Come si può prevedere uno stravolgimento del genere, a domanda di trasferimento scaduta? Se si fosse saputo da subito, determinate scelte non sarebbero state fatte!
Ci sono docenti che hanno inserito molte province, pur di avvicinarsi a casa, nella speranza di poter fare domanda di AP, avendone chiaramente diritto perché con vincolo di permanenza su provincia superato da un pezzo. E che ora rischiano di restare murati vivi chissà per quanto tempo, in zone abbandonate da Dio e dagli uomini.
La violenza che il Miur sta esercitando nei confronti dei vecchi docenti di ruolo è allucinante.
Ed è inconcepibile che nessun sindacato si stia facendo sentire per tutelare i nostri diritti. Ritornare ad Assegnazioni provvisorie ordinarie, come dichiarato più volte dal Miur, doveva significare ritornare alle vecchie regole, non inventarne di nuove per creare disparità di trattamento evidenti, in favore dei neoassunti in ruolo.