Il mio nome è Caterina Bologna, sono una docente di sostegno assunta in fase B da Gae dalla legge n. 107/2015 e insegno a Palermo da 13 anni.
Con la presente vorrei porre all’attenzione degli addetti ai lavori e non la particolare questione delle assegnazioni provvisorie (AP) previste per l’anno 2017/2018.
Fonti autorevoli del Miur hanno reso noto la posizione del suddetto Ministero e del Ministro che lo rappresenta on. Fedeli, rispettivamente all’impossibilità di chiedere assegnazioni provvisorie in deroga al vincolo triennale. Partendo dal presupposto che le AP costituiscono un diritto del lavoratore di ricongiungersi alla propria famiglia e che molti docenti, in seguito al piano assunzionale nazionale, sono stati, senza volerlo, catapultati dall’altra parte del Bel Paese, vorrei far presente la pericolosità di questa scelta relativamente al diritto allo studio dei nostri alunni, dei nostri figli, dei cittadini del domani.
Il mnistro Fedeli ha più volte ribadito che intenzione di questo governo è innanzitutto garantire continuità didattica nelle scuole.
Ma a quale continuità si riferisce? I docenti che hanno chiesto e ottenuto AP quest’anno e l’anno precedente sono andati a ricoprire posti che prima occupavano con contratti a tempo determinato. Quindi è proprio ottenendo ap che si è potuto garantire continuità. Inoltre se quest’anno non dovessero essere garantite le ap per coloro che sono dentro il vincolo triennale, non solo non si garantirebbe la continuità didattica finora, in un modo o nell’altro, perpetuata, non si garantirebbe nemmeno quella futura, perché gli stessi docenti che quest’anno non riuscirebbero a rientrare in AP, chiederebbero il riavvicinamento l’anno prossimo, essendo fuori dal vincolo triennale.
Le stesse fonti autorevoli che hanno palesato le intenzioni del Miur, hanno motivato tale inclinazione con l’esigenza di reclutare docenti al Nord, dove, come è noto, mancano docenti abilitati e specializzati nel sostegno.
Vorrei ricordare che nel Sud Italia e in particolar modo in Sicilia ogni anno sono migliaia i posti in deroga per la quale copertura già quest’anno si è dovuto ricorrere non solo a docenti specializzati in ap, non solo a docenti non specializzati utilizzati su sostegno, ma anche a docenti specializzati rimasti in Gae, a docenti di classe comune in graduatorie d’istituto e inoltre a personale non abilitato chiamato da Mad.
Ora, io mi chiedo, qualora non dovessero essere garantite le AP, chi ricoprirà i 5.000 posti siciliani in deroga destinati a crescere? I nostri alunni del sud dovranno essere seguiti da personale non abilitato, né specializzato? I nostri posti saranno ricoperti da gente che per la prima volta si appresta ad entrare in una classe, senza il minimo requisito?
C’è forse, dietro queste scelte politiche più che tecniche, la volontà di aumentare sempre più il divario socio-culturale tra Nord e Sud?
Io mi auguro che il buon senso prevalga sulla natura politica della posizione del ministro Fedeli e del suo Ministero e soprattutto che il nuovo contratto sulla mobilità annuale tenga conto non solo della penosa condizione dei docenti che si sono ritrovati assunti a migliaia di km da casa ma soprattutto della particolare situazione siciliana e del sud Italia in genere in cui si rimarrebbe privi di professionisti qualificati e specializzati (che hanno sempre lavorato al Sud) perché inviati a ricoprire dei posti al Nord.
Infine come è noto, le AP non costituirebbero nessun costo aggiuntivo per lo Stato. Infatti, il docente che ha sempre lavorato in una determinata provincia, ovunque sia entrato di ruolo, se chiede un’assegnazione provvisoria dalla propria sede di titolarità, andrà a coprire un posto in organico di fatto o un posto, in caso di sostegno, in deroga. Posti che comunque sarebbero andati ad un supplente. Su due posti “disponibili”, uno dei due sarebbe comunque assegnato ad un precario, perché l’insegnante di ruolo può rimanere o sulla sede di titolarità o su quella richiesta per l’assegnazione provvisoria. Quindi che la supplenza venga data ad un insegnante in una provincia o in un’altra lo Stato dovrà sostenere la stessa spesa.
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