Passata la fase della Mobilità, siamo nel tempo della procedura per le domande per la Assegnazione Provvisoria e Utilizzazioni.
Leggo quanto già conoscevo, e continuo a chiedermi il perché coloro che non rientrano nelle motivazioni, per cui è legittima la domanda a partecipare a questa fase di mobilità, debbano essere esclusi.
Anche se posti a punti zero, come accadeva tanti anni fa: cosa per altro scorretta comunque.
Perché se non hai una 104, una famiglia a carico, un genitore da assistere, tu non puoi chiedere di avvicinarti alla tua sede di residenza, visto poi che chi scrive, e come me tanti, da secoli lavoriamo in sedi distanti da casa tanto da chiedere un impiego di tempo pari e talvolta superiore alle 45/60 ore di viaggio?!
E poi, anche noi abbiamo, o avremmo, una vita personale, privata, con motivazioni inerenti alla nostra situazione “famigliare”. Anzi, proprio perché lontani dalle clausole valide per la domanda di assegnazione, siamo i soggetti più fragili e vulnerabili, se si pensa all’affrontare delle situazioni quotidiane, fuori dal contesto lavorativo: uffici pubblici qualora si dovesse interfacciarsi per ragioni di natura spesso economica, o burocratiche, e altre nelle quali se non hai qualcuno che deleghi, sei fregato.
E perché nella fase principale della Mobilità non ci sia ancora un’indicazione che consenta una precedenza al trasferimento per coloro che hanno anni ed anni di insegnamento, e magari, qualora una cattedra non inserita nel quadro dell’organico per il trasferimento, ma assegnata successivamente, non sia data per lo stesso soggetto richiedente il trasferimento, qualora questi concorre in una graduatoria interna della scuola di titolarità, o comunque in servizio, e debba vedersi il posto assegnato a qualcuno, che magari è in GPS, e si vede trasferito in altre scuole lontane peraltro dal luogo di residenza: es. in una Istituto di Istruzione Secondaria, da anni una cattedra è assegnata ad un supplente (con tutto il rispetto per il supplente), e non invece assegnata a colui o colei che concorre in graduatoria di istituto (e capita essere sovrannumerario, anche), e quindi forse avrebbe maggiore precedenza (altrimenti che senso avrebbe una graduatoria interna alla scuola, oltre alla consapevolezza della situazione riferente all’organico rispetto alle classi?).
La Scuola è l’unico Istituto per il quale l’anzianità non ha valore ai fini di un trasferimento per un avvicinamento a casa, come per le Poste, o altri Enti di Stato: anzi sono i giovani ad essere a casa, mentre noi vecchietti obbligati a tutti i sacrifici, che per logica sono di carattere associati al tempo della gavetta, che per noi non è mai finita. Ma si sa la Scuola, come tutto quanto appartiene alla logica (?) dell’amministrare della Politica, è completamente fuori dalla realtà vera di chi vive e di cosa sia di fatto la Scuola.
Chissà, forse un giorno il buon senso, la logica, il diritto stesso, restituirà quanto non assolutamente contemplato, unitamente a quei diritti da tempo negati, o resi sordi nel loro ascolto, da chi detiene l’amministrazione della Cosa Pubblica.
In attesa, ancora una volta si partecipa passivamente all’approdo del D.L. 36 che fa della Scuola, di quella che resta, una NON Scuola, poiché lontana mille anni dal motivo per cui la Scuola è Scuola, e continua a fare di tutti coloro che ne operano semplicemente degli obbligati soldatini, frustrati, mal pagati, e oberati di lavoro che della didattica assolutamente ha a che vedere.
Mi manca la Azzolina!
Mario Santoro
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