Categorie: Attualità

Assegno premiale ai prof: scoppia la confusione

Il bonus che premia il merito degli insegnanti starebbe diventando, secondo quanto scrive La Repubblica, una sorta di mela della discordia gettata all’interno delle scuole che, alla ricerca dei criteri, si imbattono invece dentro confusionarie  mediazioni

E allora  c’è chi vorrebbe premiare il professore di lungo corso, quello che sta per andare in pensione. Chi gli innovatori: quelli che portano i ragazzi a teatro la domenica, che insegnano con le lavagne digitali o fanno partecipare gli studenti a progetti internazionali. Chi preferirebbe assegnare il bonus a quelli che fanno lezioni supplementari di lingua italiana agli stranieri, o organizzano iniziative per i ragazzi svantaggiati o, genericamente, «danno un contributo al miglioramento della vita scolastica».

Da Nord a Sud il puzzle è variegato.

 

LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.

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Ci sono scuole, scrive il quotidiano,  che preparano griglie a punti con un ricco menù, di voci e incroci, per dare i voti alle cattedre: a fine anno, vincerà chi otterrà la somma più alta, una specie di campionato dell’impegno didattico.

Altre all’opposto sono meno rigide e tracciano soltanto una cornice di principi ispiratori lasciando che siano i presidi a decidere la “pagella” del buon docente.

Il ministero ha stanziato un fondo di 200 milioni di euro per tutte le scuole italiane: di media 23mila euro lordi a istituto. Quanto riceverà il «buon insegnante», dipenderà dai criteri: si può pensare a una base minima che parte da 500 euro e sale.

In ogni caso il rischio che si possa avvelenare il clima dentro le scuole è reale. Fra le ipotesi in considerazione, quella di premiare i docenti che hanno fatto da tutor ai neoimmessi in ruolo.

Pasquale Almirante

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