Le assemblee sindacali in orario di servizio possono essere organizzate e tenute solo dalle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo nazionale.
La norma, prevista dal CCNQ in vigore, è da anni contrastata dai sindacati non rappresentativi. I quali, di tanto in tanto, decidono di organizzare le assemblee anche in orario didattico antimeridiano, in contemporanea alla didattica.
I dirigenti scolastici, in questi casi, non danno seguito alla richiesta di divulgazione dell’assemblea. Non sempre, però.
Perché, riferisce l’Usb, a Napoli alcuni ds avrebbero invece permesso che le assemblee si svolgessero in orario di servizio dei lavoratori. Solo che a denunciare il tutto – “alla procura della repubblica, alla corte dei conti e all’ufficio scolastico regionale con una richiesta di sanzioni disciplinari” per gli stessi presidi – sarebbe stata la Flc-Cgil.
“Tale aggressività – scrive l’Usb – sarebbe indirizzata a quei dirigenti scolastici che non hanno negato il diritto di partecipazione e di assemblea ai lavoratori che ne hanno fatto richiesta per essere adeguatamente informati sulle leggi-delega, sul contratto di mobilità e sullo sciopero della scuola durante le assemblee indette da USB Scuola”.
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Il sindacato di base, si chiede dunque “perché un sindacato come la Flc-Cgil ha così tanta paura delle informazioni che diamo ai lavoratori in assemblea? Che cosa i lavoratori non potevano o dovevano sapere secondo questo sindacato? Forse i dettagli dell’ennesimo indecente contratto sulla mobilità firmato dalla Flc?”.
Per l’Usb, “la Flc-Cgil di Napoli non agisce come un sindacato a tutela dei diritti e della libertà dei lavoratori, ma a proprio esclusivo tornaconto, non esitando a mostrare il suo vero volto di protervia arroganza anche contro i dirigenti scolastici colpevoli di essere democratici e riconoscere il diritto di scelta dei lavoratori”.
L’Usb coglie l’occasione per dire che “le 10 ore di assemblea in orario di servizio non possono essere gestite da nessuna organizzazione sindacale, ma sono un diritto dei singoli lavoratori che devono essere lasciati liberi di scegliere da chi e dove essere informati”.
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