Quante volte abbiamo sentito un alunno che non andava a scuola per colpa del mal di testa? È bene sapere che si tratta di un motivo davvero frequente. Anzi, il più frequente. A sostenerlo è stato, il 14 giugno, Pasquale Parisi, responsabile del Centro Cefalee Pediatriche della Cattedra di Pediatria della Università Sapienza di Roma. L’occasione è stata il 70esimo Congresso italiano di pediatria.
Dalle stime fornite dai pediatri, sarebbero circa 7-8 i giorni persi ogni anno per colpa della cefalea dei bambini. Un numero di forfait considerevole, che non di rado (sommato alle altre assenze “fisiologiche”) incide negativamente sui risultati scolastici. Ma interferisce anche con le attività quotidiane: il disturbo, tuttavia, sostengono i pediatri, è poco considerato dai genitori. I quali, nel 36% dei casi, non sono consapevoli che il figlio ne soffra.
I pediatri hanno spiegato, scrive l’Ansa, che la cefalea è un disturbo comune in età pediatrica ed è causa anche di frequenti accessi al Pronto Soccorso. Circa il 49% dei bambini manifesta almeno un episodio di cefalea e il 4,2% ne soffre per più di 10 giorni al mese. La fascia più colpita è quella dai 12 anni in su. Il disturbo ”è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 30 anni anche a causa del netto cambiamento nello stile di vita dei nostri ragazzi – avverte Parisi -. Oltre alla predisposizione genetica ed i disturbi del sonno, infatti, anche l’uso eccessivo di videogiochi, tv, tablet e smartphone possono essere in parte responsabili dell’aumento dei casi. A questi si aggiungono fattori emotivi, ansia e stress”. Tutto ciò, afferma l’esperto, ”rende urgente implementare la ricerca di settore e di conseguenza rivedere le Linee Guida per la diagnosi e la terapia della cefalea in età pediatrica; inoltre, occorre rafforzare la ricerca per valutare l’efficacia dei farmaci nella popolazione pediatrica, ancora poco studiata”.
Dalla Società italiana di pediatria ecco, dunque, alcuni consigli: evitare quanto più possibile i fattori scatenanti quali dormire poco, avere stili di vita scorretti (fumo, alcol) ed essere eccessivamente esposti agli stimoli visivi (computer, smartphone ecc.); prestare attenzione ai segnali di esordio precoce atipico, come torcicollo, dolori addominali; in caso di attacco acuto somministrare tempestivamente la terapia prescritta dal pediatra perché se si aspetta troppo il farmaco rischia di essere inefficace; quando ci sono segnali come cambio di umore, o se il bambino cammina male, vede e parla male, rivolgersi a un centro specialistico; pensare a una profilassi quando gli episodi sono numerosi e inficiano la qualità di vita del giovane.
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