Alunni

Assenze ingiustificate e prolungate. Gli effetti? Una questione di classe

Numerosi paesi europei si confrontano e combattono da circa un decennio le assenze prolungate e non adeguatamente giustificate. Le misure deterrenti variano da paese a paese e sono molteplici: vediamo nel Regno Unito multe salate per le famiglie e lo straordinario intervento delle forze dell’ordine. In Germania si dispongono sul territorio assistenti sociali in grado di fornire supporto ai gruppi familiari più deboli ed agli studenti con problematiche d’inserimento. Gli effetti sul rendimento scolastico di tali prolungate assenze risultano assai negative: peggiorano le competenze acquisite e le attitudini di apprendimento prima maturate tendono a svanire, creando disagio allo studente. Tuttavia, una ricerca anglosassone ha dimostrato che, nonostante le assenze comportino per tutta la popolazione presa in esame un calo di conoscenze e competenze, persistono notevoli differenze tra studenti provenienti da gruppi familiari abbienti e non e tra gli effetti. Tale gap preoccupa le autorità educative ed esprime la necessità di misure decise e strutturali.

Tassi di frequenza allarmanti

L’assenza ingiustificata a scuola è una causa principale del divario di rendimento tra gli studenti svantaggiati e i loro coetanei. Secondo un’analisi di un autorevole think tank, l’assenza ingiustificata da scuola è uno dei principali fattori che contribuiscono all’ampliamento del divario di rendimento tra gli studenti svantaggiati e i loro coetanei in Inghilterra. La ricerca condotta dall’Education Policy Institute (EPI) ha rilevato che l’intero aumento del divario di rendimento tra gli studenti di 16 anni dal 2019 è riconducibile al fatto che gli alunni che ricevono pasti scolastici gratuiti (FSM) hanno perso più giorni di scuola rispetto agli altri studenti, accumulando così un ritardo di diversi mesi nei risultati scolastici. “L’assenza ingiustificata è particolarmente preoccupante, soprattutto nella scuola secondaria. Rispetto all’assenza giustificata, essa incide maggiormente sul divario nei risultati degli esami GCSE, e il suo impatto è aumentato più rapidamente dal 2019”, si legge nel rapporto. L’insufficiente frequenza scolastica ha contribuito ad ampliare il divario di apprendimento a tutte le età. Secondo le stime dell’EPI, se gli studenti svantaggiati avessero lo stesso tasso di frequenza dei loro coetanei, il divario nei risultati a 11 anni sarebbe inferiore di quasi il 10%, mentre a 16 anni sarebbe ridotto del 20%.

Studenti con disabilità e DSA sempre più svantaggiati

Secondo il rapporto, gli studenti con bisogni educativi speciali e disabilità (SEND) sono stati tra i più penalizzati nel periodo post-pandemia. Le scuole in Inghilterra e Galles stanno sperimentando metodi innovativi, come l’uso di cani da supporto e lotterie con premi, per incentivare il ritorno in classe degli studenti costantemente assenti. Lo studio ha inoltre evidenziato che, dalla pandemia in poi, le ragazze stanno facendo meno progressi rispetto ai ragazzi durante la scuola secondaria. Gli esperti dell’EPI sottolineano la necessità di ulteriori ricerche per comprendere il calo nei risultati delle studentesse e il possibile legame con il crescente divario di genere nella salute mentale negli ultimi anni. Il divario nei risultati scolastici continua ad ampliarsi a tutte le età. Secondo l’EPI, quasi il 60% del divario osservato a 11 anni era già presente all’età di sette anni. Il think tank esorta il governo ad affrontare questo problema aumentando il pupil premium per la prima infanzia – un finanziamento destinato ai bambini svantaggiati a partire dai nove mesi – in modo che sia equiparato al pupil premium previsto per gli anni successivi.

Andrea Maggi

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