La notizia sulla introduzione degli assistenti tecnici anche negli istituti comprensivi ha suscitato molto interesse fra i nostri lettori. Alcuni di loro ci hanno anche scritto per chiedere ulteriori informazioni; qualcuno ci ha anche chiesto se le nuove figure entreranno in servizio già a partire da settembre.
C’è da dire che le speranze dei lettori sono alimentate persino da comunicati sindacali in cui si mostra apprezzamento per la decisione del Parlamento.
Lo Snals, per esempio, ha sottolineato che nella loro piattaforma questa richiesta c’è già da tempo.
Per evitare fraintendimenti ed equivoci va però chiarito un punto importante: la proposta, certamene ottima, è contenuta in una risoluzione e non in un progetto di legge.
Le risoluzioni sono documenti con i quali il Parlamento (in questo caso le Commissioni parlamentari Lavoro e Cultura) può chiedere o suggerire al Governo di adottare un provvedimento normativo o amministrativo su un determinato tema.
In questo caso la risoluzione, per essere recepita, necessita di specifici finanziamenti che, nel caso specifico, devono essere resi disponibili con una apposita legge.
Per avere una prima idea sul costo dell’operazione basta considerare che gli istituti comprensivi sono all’incirca 5mila, quindi ci vorrebbero 5mila assistenti.
Teniamo conto che per istituire 2mila posti di tempo pieno la maggioranza di Governo ha discusso per settimane intere in fase di predisposizione della legge di bilancio.
C’è quindi da credere che anche per i 5mila assistenti la decisione non sarà facile; ma, per raggiungere l’obiettivo, sarà necessario trovare le risorse necessarie che si possono stimare nella misura di non meno di 180 milioni annui (il costo va infatti calcolato sullo stipendio lordo del personale comprensivo anche degli oneri erariali a carico dello Stato).
Come si può facilmente comprendere si tratta di un impegno ragguardevole. La somma, infatti, non è di quelle che si possono trovare fra “le pieghe del bilancio”.
Per la verità un tentativo in questa direzione venne fatto già nel 1988: con il decreto legge 323 di quell’anno veniva infatti recepito il Contratto nazionale di lavoro sottoscritto fra Governo e sindacati (all’epoca la procedura per la sottoscrizione dei contratti era diversa); l’articolo 5 del decreto prevedeva l’istituzione del coordinatore per i servizi di biblioteca e del coordinatore per l’orientamento nelle scuole superiori e l’istituzione dell’operatore tecnologico e dell’operatore psicopedagogico nella scuola dell’obbligo.
Viene da commentare: niente di nuovo sotto il sole.
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