Sulla questione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione è opportuno riaprire il dibattito.
Al riguardo, innanzitutto, chi scrive ritiene che non sono condivisibili i requisiti indicati dal Disegno di Legge 236 sugli assistenti all’autonomia e alla comunicazione per l’accesso alle procedure concorsuali per la stabilizzazione del personale già in servizio, nella misura in cui è, a tal fine, previsto il solo possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado (e non, invece, più coerentemente, di una formazione specifica e di un titolo universitario.
Infatti, i bisogni educativi sono sempre in aumento e con essi anche le risorse strumentali si sono perfezionate e moltiplicate. Gli Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione in virtù della loro mission specialistica, dunque, non possono essere ignari delle nozioni più attuali di pedagogia e didattica speciale e la loro formazione non può restare affidata al caso o all’autoformazione rapportata a un’offerta sporadica e spesso d’incerta matrice.
Proprio per tale motivo, lo scrivente, quale già direttore scientifico nazionale dell’I.Ri.Fo.R., ha promosso la sottoscrizione di una Convenzione tra esso e l’UniMoRe, che ha sortito nel 2018 il primo storico Master universitario di 1° livello per Educatori all’autonomia e alla comunicazione per disabili sensoriali. Il mio auspicio è che quella “lungimirante” proposta formativa possa rappresentare un “modello” nazionale da esportare all’intero mondo scientifico ed a tutti i principali Atenei del nostro Paese.
Il Master di 1° livello in Educatore all’autonomia e alla comunicazione per disabili dovrebbe avere una durata di 1500 ore e prevedere il rilascio di 60 CFU.
Il Master dovrebbe essere rivolto principalmente a coloro che sono in possesso di un titolo di laurea almeno triennale in Scienze della Formazione ed in Scienze dell’educazione o di Educatore professionale ed agli insegnanti nella scuola del primo e del secondo ciclo di istruzione e formazione (con particolare riferimento a chi ha funzioni e/o esperienze di lavoro nel campo dei BES).
Il master si dovrebbe articolare in varie attività in presenza, a distanza e sul campo, per un totale di 150 ore di docenza a distanza (videolezioni, webinar, seminari e workshop on line), 250 frontali, 600 di project-work (studio di casi, studio guidato, studio individuale o distribuito in gruppi, progettazione operativa, discussione della tesi e prova finale in presenza), 300 sul campo (tirocinio formativo, di cui almeno 50 H presso istituzioni scolastiche), 50 ore di seminari (in presenza) e 150 di laboratori (di cui almeno 100 H in presenza).
A mio avviso, infatti, questo è il “minimo sindacale” per assicurare una formazione efficace ed adeguata ad operatori come gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione che, anche e soprattutto a causa della “generica ed indifferenziata” preparazione dei docenti di sostegno sulle singole disabilità, è diventata oggi fondamentale e “strategica” per la qualità dell’inclusione degli alunni disabili.
Ed allora serve subito che il MIM emani i Decreti applicativi dell’art. 3 del D.Lgs 66/17, riconoscendo finalmente il profilo giuridico dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, facendo uscire una volta per tutte tale figura educativa dall’attuale “limbo” economico, professionale ed umano.
In particolare, uno dei problemi annosi riguardanti l’inclusione e i servizi di supporto educativo alla disabilità consiste nella poca specificità del personale da impiegare in essi, oltreché nella scarsa chiarezza sulle competenze richieste e sulla miglior formazione utile per la costruzione delle stesse.
Pertanto, sottolineare oggi l’importanza di tale figura educativa non significa voler elininare l’insostituibile ruolo del docente per il sostegno, ma al contrario riproporre e ri-affermare con forza la necessità dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione per garantire agli alunni con disabilità un sostegno “diffuso”, promosso da tutto il contesto scolastico e non solo dal docente specializzato.
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