Oltre alle mancate nomine degli insegnanti di sostegno, alle difficoltà per avviare i corsi di specializzazione e alle pressioni per la stabilizzazione dei supplenti, si affaccia pure la richiesta da parte degli Assistenti specialisti, educativi e culturali, che chiedono di essere equiparati agli insegnanti di sostegno.
Gli Aec (Assistenti educativi e culturali), in modo particolare, previsti per la primaria e la secondaria di primo grado, sono figure che nemmeno rientrano nell’ambito dell’istruzione e sono assegnate alle scuole dagli enti locali, sotto la voce “assistenza socio-sanitaria”.
Da qui la denuncia -come si legge su Avvenire- di una assistente specialistica in una scuola professionale, ancora precaria a 45 anni: “Questa posizione fuori dall’ambito dell’Istruzione, ci impedisce di vedere valorizzato il nostro lavoro, anche sotto l’aspetto del punteggio per diventare docente di sostegno. Nella stragrande maggioranza dei casi, gli assistenti svolgono lo stesso lavoro degli insegnanti di sostegno, ma i loro contratti sono a tempo determinato. Veniamo assunti a settembre e licenziati a giugno. Non abbiamo le ferie e la malattia pagate. Eppure, seguiamo gli alunni che ci sono affidati con passione e dedizioni, pur essendo, in alcuni contesti, pagati anche meno di 8 euro netti all’ora».
Secondo l’ultimo rapporto Istat sull’inclusione scolastica dei disabili, in Italia gli Aec sono poco meno di 54mila (19 ogni 100 alunni con disabilità). Il rapporto medio nazionale alunno/assistente è pari a 4,8; nel Mezzogiorno cresce a 5,8.
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