Home Politica scolastica Associazioni e università: il Miur limita la libertà di ricerca?

Associazioni e università: il Miur limita la libertà di ricerca?

CONDIVIDI

Con una circolare del 17 giugno il Miur rivede le norme applicative dell’articolo 26 della legge 448 del 1998, su comandi e assegnazioni ad associazioni e università.

La disposizione in questione prevede che il Ministero possa autorizzare comandi di personale docente presso associazioni e università per la realizzazione di attività di ricerca in campo educativo.
Fino ad ora ogni anno il Miur autorizzava ogni anno un certo numero di comandi pagati direttamente dallo Stato (in pratica i docenti distaccati continuavano ad essere retribuiti dalla amministrazione di appartenenza); ma c’era anche la possibilità di ottenere distacchi retribuiti dalla associazione stessa e quindi senza alcun onere per lo Stato.
Una ulteriore possibilità era quella di rinunciare al distacco autorizzato ed ottenere in cambio un contributo in denaro.
A partire dal 2016/2017 cambiano – in modo poco comprensbile, per la verità – le regole di attribuzione dei distacchi.
Associazioni e università, infatti, non potranno più avere comandi con spese a proprio carico.

La decisione sta già provocando polemiche e proteste.
Afferma per esempio Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas: “Non si vede il senso dell’elinazione del diritto delle associazioni riconosciute ed accreditate presso il Miur di avere a proprie spese (contributi pensionistici compresi) personale docente impegnato in progetti educativi, diritto che viene negato per la prima volta dopo decenni”.
“Né si comprendono – aggiunge d’Errico – i richiami al ‘risparmio’ per l’Amministrazione, dal momento che la retribuzione di personale supplente al posto del personale comandato è persino inferiore”.

A questo punto, l’unica possibilità resta quella dei comandi a carico dello Stato sui quali però la decisione spetta in modo unilaterale al Ministero.
La sensazione è che forse si voglia mettere un freno a comandi e distacchi che – pur non avendo un costo per le casse dello Stato – non sempre rappresentano un sostegno alle politiche scolastiche del Governo. Spesso infatti le critiche più puntuali ai provvedimenti della Amministrazione arrivano proprio dalle associazioni e dal mondo della ricerca.
Insomma potremmo trovarci di fronte al tentativo di limitare in qualche misura la libertà di ricerca.
Ovviamente ci auguriamo che questo sia solo un cattivo pensiero dovuto alla calura estiva.