E’ stata la Corte dei Conti ad assolvere la professoressa Maria Vittoria De Nuccio, condannata in primo grado per truffa.
Come riportato anche da questa testata in un precedente articolo, la docente di Prato, affetta da gravi patologie, avrebbe sfruttato, secondo l’accusa, i giorni di malattia per partecipare a concerti organizzati dalla stessa in giro per l’Italia.
A distanza di quattro anni, però, la Corte dei conti, Seconda Sezione giurisdizionale centrale d’appello, ha ribaltato la tesi assolvendo la docente condannata inizialmente al risarcimento nei confronti del MIUR del danno complessivo di € 97.374,91 “di cui € 82.374,91 per danno patrimoniale da retribuzioni indebitamente corrisposte durante il periodo di malattia dal 1.9.2009 al 30.4.2013 ed € 15.000,00 per danno all’immagine ex art. 55 quinquies, D.Lgs. 165/2001”, riporta la sentenza.
Per i giudici, infatti, “il Requirente non ha fornito alcuna prova della supposta falsità ideologica di tali certificazioni mediche, né ha convenuto in giudizio i sanitari che hanno redatto i referti in questione, ritenendo “verosimile che costoro siano stati tratti in errore dalla paziente” (v. atto di citazione), senza però fornire alcun riscontro della dedotta capziosa induzione in errore, pur trattandosi di professionisti diversi che hanno attestato, tutti e all’unisono, l’esistenza della stessa patologia. Peraltro, provenendo le certificazioni da medici convenzionati col S.S.N., deve ritenersi che le stesse facciano piena prova sino a querela di falso”.
La docente, ascoltata da La Tecnica della Scuola, si mostra soddisfatta per l’esito della sentenza, anche se punta subito a chiarire che “il male che ho dovuto subire non andrà via”.
“Io sono malata realmente, afferma la prof.ssa De Nuccio, e lo ero anche all’epoca dei fatti. Ho due aneurismi cerebrali. Non ho mai partecipato a concerti durante il periodo di malattia, men che meno per guadagnarci. Ho fatto un solo concerto per la SLA, ovviamente gratuitamente”.
“Le richieste di visita medica non sono mai giunte a destinazione”, puntualizza la docente, spiegando il motivo per cui ad ogni verifica ordinata dall’Ufficio Scolastico non si presentò.
Inoltre, la docente afferma che il “Miur non mi ha mai chiamato, né mi ha mai ricevuto quando sono andata da loro”.
La sentenza ha chiuso pertanto un capitolo buio nella vita della docente: “E’ la vittoria di Pirro, ma almeno questa soddisfazione me la prendo. Per il resto, ho vissuto un incubo in questi anni, sempre additata da tutti. A farne le spese non solo io, ma anche la mia famiglia, specie mia figlia minorenne che ha vissuto questa vicenda con profondo disagio. Non è bello essere appellata come la figlia della prof che truffa lo Stato”.
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