In risposta alla nostra intervista al professor Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto Costituzionale, arriva la replica del Coordinamento Nazionale Docenti GaE.
L’intervento, in decisa contrapposizione, riguarda la legittimità dei ricorsi presentati da diversi insegnanti neo immessi in ruolo con il piano straordinario delle assunzioni in fase “b” e “c”: il coordinamento, riferendosi anche alla prima parte dell’intervista rilasciata dall’accademico alla Tecnica della Scuola, “sente il bisogno di fare alcune precisazioni, al fine di garantire un’informazione corretta e completa e di farsi portavoce presso le istituzioni delle istanze dei suoi membri”.
In particolare, il coordinamento parla di “mistificazione della realtà”, perché la decisione dei precari che “si definiscono ‘deportati’ era del tutto volontaria e facoltativa”.
Qui di seguito la risposta completa del Coordinamento Nazionale Docenti GaE (precari storici ancora iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento):
In primo luogo, il termine “deportati”, con il quale si definiscono i docenti immessi in ruolo fuori sede con il piano straordinario di assunzione sancito dalla Legge 107/2015 (cosiddetta “Buona Scuola”), costituisce una mistificazione della realtà. Questo linguaggio se da una parte ottiene lo sperato effetto della visibilità mediatica e politica, dall’altra risulta populistica e demagogica, se non proprio offensiva nei confronti dei veri deportati di ogni epoca storica. Infatti, si definisce deportato colui che è obbligato con la forza e contro la propria volontà ad allontanarsi dalla propria abitazione per essere trasferito in un luogo che non ha scelto.
Al contrario, come più volte ribadito dalla Ministra Stefania Giannini, la domanda di immissione in ruolo prodotta da quei docenti che ora si definiscono “deportati” era del tutto VOLONTARIA/FACOLTATIVA. Inoltre essendo di carattere NAZIONALE, il Piano straordinario di assunzione prevedeva la possibilità di ricevere proposte di assunzione in sedi lontane da quella di residenza, assegnate – anche questo era ben noto – da un algoritmo per nulla trasparente, con vincolo di permanenza triennale (cioè prima dello scadere dei tre anni non sarebbe stato possibile richiedere né trasferimento né assegnazione provvisoria, ossia temporaneo riavvicinamento alla propria sede di residenza).
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I neoassunti non possono neanche affermare di essere stati “costretti” a scegliere l’allontanamento dalla famiglia per non perdere il lavoro. Infatti la legge consentiva di rimandare l’immissione in ruolo, attendendo lo scorrimento della graduatoria (che pertanto non sarebbe stata soppressa fino al suo completo esaurimento) nella propria provincia; nel frattempo sarebbe stato possibile continuare ad accettare incarichi a tempo determinato (senza alcuna scadenza, per i contratti fino al 30 giugno) . La cancellazione dalle GaE o dalle GM (graduatorie di merito del concorso) era prevista solo nel caso in cui, una volta inoltrata la domanda di immissione in ruolo e ricevuta la proposta di assunzione, il docente avesse rinunciato all’incarico a tempo indeterminato.
In secondo luogo, ai neoimmessi tramite piano straordinario sono già state concesse due deroghe al vincolo triennale di permanenza nella sede del ruolo: la prima volta, consentendo di differire la presa di servizio in quella sede, nel caso fosse stata già iniziata una supplenza annuale vicino casa; la seconda volta, con una modifica ex post alla legge 107 (emendamento Puglisi), grazie alla quale per quest’anno scolastico i neoimmessi hanno chiesto e ottenuto l’assegnazione provvisoria presso la sede di residenza. Cos’altro chiedono dunque? Quali altri privilegi o concessioni? Non è bastato il privilegio, per molti di loro, di essere assunti a tempo indeterminato nonostante punteggi spesso molto bassi e di molto inferiori a quelli dei precari storici collocati ai primi posti delle GaE?
Infine, manifestazioni teatrali e puerili come quelle messe in atto, peraltro lesive dell’immagine pubblica dell’intera categoria professionale, possono servire a raggirare solo quanti non conoscono le conseguenze nefaste dell’emendamento Puglisi. Sarà il caso, perciò, di renderle note all’opinione pubblica:
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Per le suddette ragioni, il Coordinamento Nazionale Docenti GaE invita i giornali e tutti i mezzi di comunicazione a garantire un’informazione corretta e completa. Invita inoltre le istituzioni, sindacati compresi, a non cedere alle pressioni di una parte di lavoratori, che minano i più elementari principi della democrazia, sono contrari al ruolo e alla funzione educativa che il nostro ordinamento giuridico riconosce alla figura del docente, e sono lesive degli stessi interessi dello stato, dei diritti degli alunni, delle loro famiglie e dei lavoratori precari.
Docenti Gae Coordinamento Nazionale
Prof.ssa Antonella Negro Docente di Lettere Scuola Secondaria di I° Grado
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