Siamo al conto alla rovescia: mancano 50 giorni alla storica decisione sull’abuso del precariato nella scuola pubblica. I sindacati Anief e Gilda hanno appreso dalla cancelleria della Corte di Lussemburgo che il prossimo 26 novembre la Corte di Giustizia Europea depositerà la sentenza che, in modo progressivo, attraverso sentenze successive dei tribunali di lavoro, potrebbe mettere fine alla condanna al ricorso dei contratti a tempo determinato. Una consuetudine che cozza, in particolare, con i lavoratori che hanno svolto più di 36 mesi di servizio.
Il sindacato guidato da Marcello Pacifico arriva fiducioso all’appuntamento. Soprattutto perché ha già “incassato, lo scorso luglio, il parere favorevole dell’avvocato generale, Maciej Szpunar, il quale si è espresso positivamente sulle motivazioni che hanno portato l’Anief a ricorrere al giudice sovranazionale per l’abuso di precariato adottato da troppi anni in Italia”.
Secondo Szpunar, infatti, questa modalità tutta italiana viene adottata da diversi anni “senza definire criteri obiettivi e trasparenti che consentano di verificare se il rinnovo di tali contratti risponda effettivamente ad un’esigenza reale e sia di natura tale da raggiungere l’obiettivo perseguito e necessario a tal fine, e, dall’altra, non prevede alcuna misura per prevenire e sanzionare il ricorso abusivo alla successione di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore scolastico”.
“Sulla questione precariato scolastico – ha detto Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, Marcello– siamo finalmente giunti alla resa dei conti. I lampi all’orizzonte in arrivo da Lussemburgo, che annunciano tempesta sullo Stato italiano, hanno addirittura indotto il premier Renzi a inserire tra i punti qualificanti del progetto di riforma ‘La Buona Scuola’, proprio l’assunzione di tutti i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento”.
Ma per l’Anief, quindi la risposta del Governo, attraverso l’annuncio entro il prossimo mese di settembre di quasi 150mila docenti precari, “seppure rappresenti una novità positiva, è comunque arrivata fuori tempo massimo: “chi ha vissuto così a lungo in questa condizione – spiga ancora Pacifico – dovrà anche essere risarcito per gli innumerevoli anni di vita da precario e per essere stato tenuto per tanto tempo al livello stipendiale d’ingresso, a causa del mancato riconoscimento degli scatti di anzianità”. A tal proposito, il sindacato ricorda che è ancora possibile aderire al ricorso per la stabilizzazione e a quello per il riconoscimento degli aumenti stipendiali negati ai precari.
Ottimista si dice anche la Federazione Gilda Unams, che nella causa riguardante l’abuso dei contratti a tempo determinato per oltre 36 mesi e la violazione della normativa europea in materia è rappresentata dall’avvocato Tommaso De Grandis.
“Il verdetto – scrive il sindacato guidato da Rino Di Meglio – arriverà dopo otto mesi dall’udienza che si è svolta a Lussemburgo il 27 marzo scorso e alla quale hanno partecipato gli avvocati dei docenti, l’Avvocatura dello Stato italiano e la Commissione Europea. E proprio l’organo esecutivo dell’Ue è stato un prezioso “alleato” per i precari della scuola italiana, sottolineando che la reiterazione dei contratti a tempo determinato avviene senza prevedere alcun criterio obiettivo e trasparente per verificare che il rinnovo risponda a un’esigenza temporanea reale, e bollando come arbitrario e vessatorio il comportamento dell’Amministrazione scolastica italiana nei confronti del personale da anni – conclude la Gilda – in attesa di stabilizzazione”.
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