Home Personale Assunzioni da algoritmo, M5S: famiglie smembrate e ricongiungimenti impossibili

Assunzioni da algoritmo, M5S: famiglie smembrate e ricongiungimenti impossibili

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Con il piano di assunzioni della L.107/15, questo governo ha preso persone di oltre 50 anni con famiglie e figli grandi, con madri e padri anziani da accudire e li ha condotte in giro per l’Italia.

Sono state smembrate famiglie che non possono vedersi neanche nei week-end per i costi di un biglietto del treno che è diventato insostenibile per chi ha uno stipendio di 1.200 euro.

A sostenerlo, con un post su Facebook, è stato il deputato M5S, Luigi Gallo, per il quale “il Governo ha alimentato una guerra tra precari non utilizzando mai i docenti come una ricchezza ma come dei sudditi, dei numeri, degli stolti. Da insegnante – scrive sempre il deputato ‘grillino’ – mi sono ritrovato anch’io a fare il giro dell’Italia, ma avevo 26 anni e mi sono costruito il mio futuro”.

Secondo Gallo, quindi, “a migliaia di docenti che servono il paese da decenni è stato detto o accetti questo posto lontano dalla tua famiglia o non lavorerai più nella scuola. Non solo con l’obbligo per tutti di lavorare nei giorni festivi nei centri commerciali si sfasciano le famiglie ma anche con la Buona Scuola. Nel frattempo altri docenti precari di ogni ordine e grado restano fuori da qualsiasi prospettiva di assunzione anche se in questi anni hanno svolto con le supplenze un servizio al paese”.

Poi, Gallo passa alla proposta che sanerebbe diversi problemi: basterebbe che “i 400 milioni stanziati in legge di stabilità venissero utilizzati tutti come ha chiesto il M5S già con una mia risoluzione del febbraio 2016 per trasformate tutte le supplenze in posti a tempo indeterminato. Abbiamo calcolato che con quella cifra si potrebbero stabilizzare 90 mila insegnanti, esattamente le supplenze attuali, mentre il Miur (Ministero dell’Istruzione) parla di sole 25 mila unità, e il Mef (Ministero dell’Economia) scende alla misera cifra di 10 mila. Stiamo parlando, tra l’altro, del paese che in Europa è l’ultimo in investimenti in istruzione”

Poi c’è una precisazione del Mef su cui Gallo si sofferma: “in un’intervista al Sole 24 Ore la ministra dell’istruzione Fedeli dimentica di dire che nel documento di economia e finanza (Def) già presentato dal governo c’è un dimezzamento della cifra stanziata per le assunzioni scritto in burocratese e inscena una guerra con il ministro dell’economia Padoan: “per l’ampliamento dell’organico docente nelle scuole (circa 0,14 miliardi nel 2017 e 0,4 miliardi dal 2018, che al netto degli effetti fiscali e contributivi si riducono a circa 0,07 miliardi nel 2017 e 0,2 miliardi dal 2018)” dal Def.

 

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Per Gallo, l’estrapolazione delle parti fiscali e contributivi dei 140 milioni e 400 milioni di euro da utilizzare per gli organici dei docenti, sarebbe però inappropriata: è “un calcolo mai fatto in altri casi analoghi e scorretto perché lo stato non può mai sapere quanta Irpef tornerà al cittadino con le detrazioni fiscali che si fanno con la dichiarazione dei redditi”.

Quindi ci troviamo, continua il deputato all’opposizione, dinanzi alla “solita truffa del Pd. Che aspettiamo come cittadini, come docenti, come genitori, come studenti? Vogliamo farci fregare da un’altra sindacalista al governo, da un altro emissario di Bruxelles come Padoan, vogliamo accettare silenziosamente un altro taglio all’istruzione? Io no, il M5S no e darà battaglia”, dice ancora l’esponente del partito fondato da Beppe Grillo.

Gallo, infine, commenta le parole dell’ex premier Renzi sui copiosi investimenti realizzati dal suo Governo sulla scuola: “Nella legge di Bilancio del 2015 – sostiene il ‘grillino’ – è stata prevista “l’istituzione del fondo denominato ‘La Buona Scuola’ destinato a finanziare un piano straordinario di reclutamento e formazione del personale docente, il rafforzamento dell’offerta formativa e la realizzazione di progetti di alternanza scuola lavoro (1 miliardo di euro nel 2015 e 3 miliardi di euro a partire dall’anno 2016)”.

Per Gallo, in conclusione, “non sembra però che l’aumento delle risorse di cui parla Renzi si traduca davvero in un aumento in termini assoluti. In base al rapporto di gennaio 2017 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la spesa totale dello Stato per istruzione passa dai 65,193 miliardi del 2015 a 65,253 nel 2016, a 65,238 nel 2017, 65,946 nel 2018 e 66,358 nel 2019. Rimane insomma sostanzialmente stabile”.