Ha fatto clamore l’annuncio di oltre 80 mila assunzioni a tempo indeterminato di nuovi docenti: mentre, infatti, nella pubblica amministrazione si continua ad immettere i precari in ruolo con il contagocce, al massimo coprendo il turn over, la scuola si conferma una importante eccezione. Le assunzioni, tra l’altro, risultano provvidenziali: con i 30 mila pensionamenti in arrivo, a settembre si arriverà infatti a contare circa 85 mila cattedre vacanti. Se poi si considera pure l’organico di fatto, i posti da insegnante rimasti disponibili superano quota 200 mila. Il problema è che delle 80 mila immissioni in ruolo che il Mef si appresta a validare, se ne realizzeranno solo una parta. Andando così ad incrementare ulteriormente il già cospicuo e annunciato numero di contratti a termine.
Come abbiamo già avuto modo di scrivere, soprattutto nella scuola secondaria di I e II grado le GaE sono in via di esaurimento per molte classi di concorso di molte province di Italia. E anche quelle di merito, da dove si estrapolano l’altra metà dei candidati per assegnare le assunzioni a tempo indeterminato, cominciano ad essere “a secco” di nominativi.
Le Gps potrebbero non bastare
Questo significa che quando, a settembre, gli Uffici scolastici territoriali faranno le convocazioni per stabilizzare i docenti, moltissime assegnazioni in ruolo non verranno attuate. A quel punto, tra fine settembre e l’inizio di ottobre, entreranno in scena le nuove Graduatorie provinciali per le supplenze, sulle quali i sindacati e il Cspi hanno avuto molto da ridire, volute dal Governo proprio per rispondere alla carenza di aspiranti al ruolo: solo che il vincolo del quinquennio di permanenza nella sede in cui si verrà assunti in ruolo, starebbe facendo desistere non pochi candidati nello spostarsi volontariamente di provincia.
Quindi, il rischio è che anche questo “canale” innovativo di graduatorie – per le quali si prevede anche il calcolo elettronico del punteggio – non risolva la situazione.
Concorsi non utili per il 2020
Come non risponderanno al problema i concorsi ordinari, per i quali siamo fermi ancora, dopo la pubblicazione dei bandi, alla presentazione delle domande.
E nemmeno lo straordinario della secondaria di primo e secondo grado, sul quale si sta definendo la revisione del bando dopo il cambiamento imposto al fotofinish nel Decreto Scuola sulla prova d’esame (non più testa a risposta multipla, ma sei domande a riposta aperta).
Il precedente
Il precedente del 2019 potrebbe così venirsi a ripetere: l’anno scorso, infatti, su un contingente nazionale di 53.627 posti, alla fine ne furono assegnati non più di 25 mila.
Quest’anno, secondo le stime sindacali, andrà ancora peggio, anche perchè quelle stesse graduatorie (GaE e di merito) risultano ancora più sguarnite di candidati: la Uil Scuola ha stimato che saranno non molte più di 15 mila le assunzioni in ruolo possibili; l’Anief ha calcolato che se ne realizzeranno la metà della metà, quindi circa 20 mila.
Pittoni: non si copriranno nemmeno i pensionamenti
Il rischio dell’alto numero di assunzioni che andranno “a vuoto” viene esternato anche dal senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile del dipartimento Scuola della Lega.
“Che senso ha annunciare, come ha fatto il ministro Azzolina, la richiesta al ministero dell’Economia dell’autorizzazione a nominare a tempo indeterminato 80 mila docenti, se tali nomine saranno possibili solo in riferimento a graduatorie preesistenti, spesso esaurite o in via d’esaurimento?”.
Pittoni ricorda che “non si potranno, infatti, utilizzare le liste relative ai concorsi ordinari e straordinari previsti dalla legge 159/2019 banditi nel 2020, poiché le procedure o sono appena iniziate (a fine luglio scadono i termini per la presentazione delle domande dei concorsi ordinari) o addirittura in attesa di essere nuovamente bandite (concorso straordinario per la scuola secondaria) a seguito delle sostanziali modifiche apportate dalla legge 41/2020. Praticamente non si andranno a coprire neanche tutti i nuovi pensionamenti”.
Il leghista, quindi, rilancia il “maxi piano assunzionale” da lui proposto nelle scorse settimane “in forza del quale tutti gli 80 mila posti verrebbero coperti da personale con pluriennale esperienza e i requisiti culturali per svolgere in modo esemplare la delicata funzione docente nell’anno, si spera, della ripresa post pandemia”.