Nel 2020 le immissioni in ruolo dei docenti e del personale Ata potrebbero contare su una quantità aggiuntiva non indifferente. Prima di tutto perché al turn over, che dovrebbe attestarsi sempre tra i 20 mila e i 30 mila posti da coprire per via dei pensionamenti di anzianità e di vecchiaia, si aggiungeranno circa 25 mila posti avanzati lo scorso anno, non utilizzati nemmeno per la mobilità per via del ritardo di comunicazione sulla conferma dei requisiti da parte dell’Inps.
Ma il numero di “uscite” dalla scuola potrebbe essere ben più alto. Qualora alla Camera dovesse essere approvato un emendamento al decreto scuola proprio su “Quota 100”, anche i posti che si andranno a liberare la prossima estate per il provvedimento di cui usufruiscono i dipendenti con almeno 62 anni e 38 di contributi versati (previa riduzione proporzionale dell’assegno di pensione) potrebbero essere utilizzati per le assunzioni.
L’emendamento – a prima firma dell’on. Roberto Berardi (Fi) – prevede che “allo scopo di assicurare la copertura dei posti rimasti vacanti e disponibili a seguito della cessazione dal servizio del personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario collocato a riposo in applicazione della riforma della ‘quota 100” (…), è accantonato, distinto per tipologia, per classe di concorso e per provincia, un numero, di posti pari a quelli rimasti vacanti e disponibili successivamente alla chiusura delle procedure di formalizzazione dell’organico, di attuazione della mobilità territoriale e professionale e di immissione in ruolo del personale docente in riferimento all’anno scolastico 2019-2020″.
“Il suddetto numero di posti accantonati – si legge ancora nell’emendamento – sarà sottratto a tutte le operazioni di mobilità e di nomina in ruolo relative all’anno scolastico 2020-2021 e sarà attribuito con decorrenza giuridica 2019/20 e decorrenza economica 2020/21 a coloro che avevano titolo alla nomina in ruolo già in relazione all’anno scolastico 2019/20”.
La richiesta della retroattività delle nomine potrebbe tuttavia non essere accordata, perché la Ragioneria generale dello Stato, che fa capo al Mef, sembra avere dubbi sulle coperture economiche.
A breve, ne sapremo qualcosa di più: per il momento, possiamo dire che dopo avere avuto l’ok delle commissioni Cultura e Lavoro, l’emendamento sblocca posti “Quota 100”, assieme ad altre richieste di modifica, è passato all’esame dell’Aula della Camera che riprenderà i lavori proprio oggi, con il voto dell’Aula previsto entro questa settimana.
E sempre entro il 6 dicembre, dovrebbe essere pubblicata la Circolare concernente le cessazioni dal servizio dal 1° settembre 2020.
La scorsa settimana, il 27 novembre, si è svolta l’informativa Miur-OO.SS., cui hanno partecipato anche rappresentanti dell’Inps.
La scadenza, secondo quanto riportano i sindacati, sarà unica per tutti e dovrebbe essere compresa tra il 20 e il 31 dicembre.
La trasmissione della domanda di cessazione avverrà tramite Istanze on-line e i requisiti di accesso a pensione sono i medesimi dello scorso anno, compresa la “Quota 100”.
Va anche ricordato che solo qualche giorno fa, l’Ocse ha bacchettato l’Italia sull’uscita dal lavoro troppo anticipata da parte dei suoi cittadini e sulla necessità, quindi, di cancellare proprio il sistema ‘Quota 100’, perché avrebbe portato l’Italia “indietro rispetto alle recenti riforme”.
Nella scheda sull’Italia del Rapporto “Pensions at a Glance“, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha fatto sapere che nel nostro sistema pensionistico la priorità dovrebbe essere quella di “aumentare l’età effettiva di ritiro dal lavoro”, considerando che ad oggi è “solo” di 62 anni, quindi di due anni circa inferiore a quella media Ocse e di cinque più bassa rispetto all’età legale di vecchiaia (pari a 67 anni).
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