Sulle assunzioni dei docenti è arrivato l’atteso via libera del ministero dell’Economa e delle Finanze: solo che è giunta anche un “sforbiciata” di 5 mila posti rispetto alle “complessive 58.627 unità” richieste dal Miur da oltre 30 giorni. A comunicarlo è sato il Mef nella tardo pomeriggio del 29 luglio.
Le assunzioni saranno quindi 53.627: rientrano, spiegano dal Mef, “nella procedura di autorizzazione al reclutamento del personale docente” che “segue la richiesta del ministero dell’Istruzione, che all’inizio del mese aveva formulato una richiesta di autorizzazione per assumere unità, corrispondenti ad altrettanti posti vacanti e disponibili in dotazione organica”.
Nella richiesta, precisa il Mef, “non veniva tenuto in considerazione la marcata riduzione delle iscrizioni degli alunni, registrata specie nell’ultimo biennio, connessa con il calo della natalità”, con ben oltre 100 mila alunni in meno complessivi.
Su questo punto il Mef ha sottolineato che, come previsto dalla legge, le dotazioni organiche complessive e la distribuzione delle stesse tra le regioni “sono definite specificamente in base al grado di densità demografica e alla previsione dell’entità e della composizione della popolazione scolastica”.
Per tali motivi, il Miur aveva fatto pervenire pochi giorni fa, il 23 luglio, una nuova richiesta per complessive 53.627 unità sulla quale la Ragioneria generale dello stato, lo scorso 25 luglio, ha comunicato di non avere ulteriori osservazioni da formulare.
Le osservazioni le avranno da fare, tuttavia, i sindacati. E forse anche più di un politico. Premesso, infatti, che forse si attueranno circa la metà delle immissioni in ruolo, come accaduto lo scorso anno per via dell’esaurimento di diverse graduatorie ad esaurimento e di merito, il fatto che il Mef sia andato a centellinare il numero di iscritti, legato al tasso di denatalità, è sintomatico della necessità di incamerare meno docenti possibili, che poi, nel corso degli anni, sarebbero potuti diventare soprannumerari e quindi arrecare un danno all’erario.
A meno che non si fosse attuato il piano di riduzione del numero di alunni per classe, caldeggiato dal M5S anche attraverso più di un disegno di legge – confluiti nel ddl Azzolina – già in buono stato di avanzamento. Perché in tal caso, mantenendo inalterato o aumentando il numero di classi, la quantità maggiore di docenti immessa in ruolo nel 2019 sarebbe stata utile se non necessaria.
Al Mef, però, lo sappiamo, si lavora con i numeri reali e non con i progetti di legge. E mantenere evidentemente inalterata, se non ridurre, la spesa viene prima di tutto. Anche delle classi da oltre 30 alunni.
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