Reclutamento

Nuovi concorsi per diventare docenti, si cambia ancora o rimane la riforma Bianchi? Martedì 17 gennaio i sindacati ricevuti al Ministero

A due mesi e mezzi dall’insediamento, il nuovo ministro Giuseppe Valditara potrebbe scoprire le carte su come intende cambiare il reclutamento del personale: l’occasione potrebbe essere l’incontro previsto con i sindacati martedì 17 gennaio. L’incontro non si svolgerà con Valditara, ma con il Capo di Gabinetto: sarà lui, quindi, spiegare se con il Governo Meloni la linea del dicastero bianco di Viale Trastevere rimarrà comunque saldamente ancorata alla Legge 79/2022 con cui è stata mutata anche la formazione iniziale e in itinere. Il nuovo ministro leghista all’inizio del suo mandato ha espresso qualche perplessità in merito a quei dispositivi legislativi: potrebbe, inoltre, caldeggiare delle modifiche per dare il là ad assunzioni di tipo regionale, soprattutto se dovesse andare in porto l’autonomia differenziata già nel prossimo autunno.

La posizione del nuovo ministro dell’Istruzione

A dicembre, nell’illustrare le linee programmatiche alle commissioni Cultura di Camera e Senato, il ministro Giuseppe Valditara, si è limitato a dire che “il reclutamento del personale docente rappresenta uno dei passaggi più difficili di tutta la gestione amministrativa del personale scolastico” ciò per tre ordini di motivi: il primo legato all’alto numero di soggetti coinvolti; il secondo alla complessità delle procedure; il terzo all’impatto che sull’intero sistema scolastico.

Dall’incontro di martedì prossimo con i rappresentanti dei dipendenti della scuola, potrebbero quindi scaturire le intenzioni di andare avanti o di introdurre cambiamenti in corso, già con i decreti attuativi della Legge 79 del 2022 (di cui ancora oggi non c’è traccia, benché vi fossero precise scadenze) voluta a tutti i costi dall’ex ministro Patrizio Bianchi.

Le nuove modalità per fare il docente

In base alla Legge 79/22, infatti, dopo una fase transitoria che decadrà il 31 dicembre 2024, dal 2025 la procedura concorsuale si baserà su un nuovo modello: un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale corrispondente a non meno di 60 crediti formativi universitari o accademici, denominati CFU/CFA, nel quale sono acquisite dagli aspiranti docenti le competenze minime che andranno a costituire il profilo del docente secondo dei traguardi stabiliti dal cosiddetto Profilo conclusivo delle competenze professionali del docente abilitato, nell’ambito di un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottarsi di concerto con i Ministri dell’istruzione e dell’università e della ricerca, entro il 31 luglio 2022.

È previsto poi un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale, e un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale e valutazione conclusiva”.

Come si diventerà docente di sostegno

Per il sostegno agli alunni con disabilità, il decreto 259 del 30 settembre 2022 ha modificato il sistema di reclutamento prevedendo la formazione di una graduatoria regionale aggiornabile ogni due anni.

Le assunzioni si realizzeranno attraverso una graduatoria regionale, composta da candidati in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, conseguito nelle Università autorizzate.

La fase transitoria

Sino al termine del prossimo anno, la fine di dicembre 2024, durante la cosiddetta fase transitoria i candidati a diventare docente avranno la possibilità di partecipare alla procedura concorsuale per l’assunzione su posti comuni e per i posti d’insegnante tecnico-pratico di scuola secondaria di primo e secondo grado, solo se in possesso di titolo di studio necessario con riferimento alla classe di concorso e almeno 30 CFU/CFA del percorso universitario e accademico di formazione iniziale; titolo di studio necessario con riferimento alla classe di concorso e 24 CFU purché conseguiti entro il 31 ottobre 2022 così come previsto dal previgente ordinamento.

Cosa chiedono i sindacati

Ivana Barbacci, leader Cisl Scuola, teme che il reclutamento si regionalizzi: “non c’è proprio bisogno di costruire nuovi recinti regionali in cui rinchiudersi per valorizzare in modo adeguato la propria realtà locale”.

Così come, per quanto riguarda il personale scolastico, la sindacalista osserva: “il carattere unitario e nazionale va confermato in modo particolare per quanto riguarda le modalità di reclutamento, garantendo la spendibilità in tutta Italia delle abilitazioni conseguite, a salvaguardia di un’unitarietà del profilo che è anche presidio di unità nazionale e coesione del Paese”.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “questo Governo ha preso in mano il Paese ed essendo fortemente politico ha buone possibilità di durare un’intera legislatura: dimostri di volere dare seguito, a differenza degli esecutivi che l’hanno preceduto, alle promesse elettorali. Le nuove assunzioni del personale non possono essere quelle previste dalla Legge 79/22 approvata la scorsa estate, perché ci si affiderebbe a concorsi lunghi e macchinosi che confermerebbero l’attuale sistema elefantiaco che contraddistingue le poche immissioni in ruolo dei docenti che non coprono nemmeno il turn over e neanche i posti a tempo indeterminato programmati dal Mef. Servono provvedimenti che svecchino la categoria, aprano le porte delle assunzioni in ruolo a chi è abilitato e specializzato e fa questo lavoro da almeno tre anni”.

Il sindacato sarà tra quelli auditi il 16 gennaio nelle Commissioni del Senato, per illustrare le modifiche al decreto Milleproroghe: Anief chiederà emendamenti nella gestione della fase transitoria del reclutamento prevista dal PNRR nell’utilizzo del doppio canale e delle graduatorie di merito dei concorsi, l’utilizzo di un organico aggiuntivo, come fatto nell’ultimo biennio; l’assunzione in ruolo del personale abilitato e specializzato all’estero; la semplificazione per la formazione iniziale curricolare e su posti di sostegno e lo sblocco del concorso abilitante; l’individuazione di soluzioni per il personale in servizio nelle scuole all’estero, per educatori, ITP e docenti di religione; l’assorbimento del precariato su tutti i posti vacanti, anche in organico di diritto o in deroga senza titolare e senza vincoli per la mobilità; la conferma dei ruoli per il personale assunto con riserva dopo il superamento dell’anno di prova.

Alessandro Giuliani

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