Il quadro delle oltre 100mila assunzioni previste dalla riforma comincia ad essere più chiaro. Mostrando, però, anche qualche incongruenza. Tanto che i sindacati già stanno pensando di impugnarlo. Vediamo per quale motivo.
Come annunciato anche da questa testata giornalistica, da diversi giorni, le immissioni in ruolo si attueranno su varie tempistiche. Da noi sintetizzate in tre macro-fasi. La prima, su cui il pomeriggio del 9 luglio c’è stato un incontro al Miur con i sindacati, prevede la stabilizzazione, con sede scolastica provvisoria, di 36.627 docenti totali: si tratta di quelli resi liberi per via del turn-over (21.880) e quelli consolidati riguardanti il sostegno (14.747). Queste assunzioni, da effettuarsi entro metà agosto, con le sedi da assegnare entro la fine del mese stesso, avverranno con le procedure tradizionali, quindi per metà da concorso e metà da GaE.
“Per ciò che concerne i concorsi ordinari – spiega la Uil Scuola -, le graduatorie valide per le nomine in ruolo sono quelle relative al concorso indetto con DDG n. 82/2012. Per le classi di concorso non ricompresi in questa procedura, restano valide quelle relative alle graduatorie dei concorsi precedenti”. È bene sapere che “al termine di questa procedura cesseranno di avere validità tutte le graduatorie dei concorsi ordinari antecedenti a quello indetto con DDG n. 82/2012”.
Il sindacato guidato da Massimo Di Menna specifica anche che “per quanto riguarda il sostegno, nella scuola secondaria di secondo grado le nomine in ruolo continuano ad essere effettuate tenendo conto delle singole aree disciplinari”. Mentre alle medie tutte le classi di concorso confluiranno “in un’unica area disciplinare”.
Il Miur ha anche confermato che non si procederà ad alcuna compensazione dei posti qualora siano esauriti i candidati. Gli insegnanti che hanno accettato una nomina, potranno nel corso dell’anno scolastico anche decidere di decadere per accettarne una nuova su altra classe di concorso. Coloro che verranno nominati sul sostegno, invece, potranno non accettare la proposta e concorrere, successivamente, per i posti su cattedra curricolare. Fin qui tutto chiaro e nulla di nuovo.
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Più di qualcosa di nuovo arriva, invece, con la fase di assunzioni successiva. Perché in realtà già oggi i posti vacanti sono 47.476. Solo che il Miur non ha potuto chiedere l’autorizzazione per assumerli tutti, per via di un vincolo contenuto in una Legge di Stabilità di qualche anno addietro. Secondo cui, ogni anno non è possibile assumere un numero di docenti che vada oltre al mero turno over. Il Governo Renzi ha superato questo vincolo, attraverso la riforma appena approvata. Però, per mettere in atto le nuove norme bisogna attendere che vengano prima firmate dal Capo dello Stato e successivamente pubblicate in Gazzetta Ufficiale (si presume attorno alla metà di agosto).
Per le altre assunzioni su posti liberi è solo una questione di tempi, quindi? Niente affatto. Nella riforma, appena approvata dalla Camera, è infatti previsto che per procedere alle quasi 11mila assunzioni residue su posti vacanti, da concludersi entro il 15 settembre 2015, i candidati dovranno presentare una domanda apposita indicando “l’ordine di preferenza tra tutte le province, a livello nazionale” e che “in caso di indisponibilità sui posti per tutte le province, non si procede all’assunzione”, specifica il comma 100. E sarà, come da noi evidenziato da tempo, un prendere o lasciare: “i soggetti che non accettano la proposta di assunzione eventualmente effettuata in una fase non partecipano alle fasi successive e sono definitivamente espunti dalle rispettive graduatorie”, spiega il comma 102 della riforma.
Le quasi 11mila assunzioni avverranno, in pratica, con una modalità che tiene conto delle indicazioni territoriali dei candidati: avranno dieci giorni di tempo (comma 102), dalla comunicazione di assunzione ricevuta “a mezzo di posta elettronica certificata ovvero attraverso l’uso, anche esclusivo, del sistema informativo, gestito dal” Miur, comma 103 della riforma).
Fin qui tutto chiaro. Il problema si pone con fase di assunzioni ulteriore, quella, del tutto nuova, legata all’organico funzionale che prevede l’assorbimento di altri 55.258 nuovi docenti. Questa procedura sarà molto più lunga delle altre: si concluderà, di fatto, tra diversi mesi, probabilmente non prima del 2016. Dopo che i collegi dei docenti avranno valutato, espresso e comunicato all’amministrazione il fabbisogno di organico potenziato da annettere al proprio istituto. E qui sta il problema: i nuovi docenti, infatti, verranno assorbiti dalle scuole, nel cosiddetto organico funzionale. Avendo a disposizione un numero di posti decisamente maggiore degli 11mila della seconda fase. L’incongruenza non è sfuggita ai sindacati, che già si dicono pronti a ricorrere. Perché con questa modalità di assunzioni, un insegnante in fondo alla graduatoria, di merito o GaE che sia, potrebbe ritrovarsi comodamente a due passi da casa. Certo, sull’organico funzionale, con tutte le penalizzazioni che ne derivano. Ma pur sempre vicino casa. Mentre i colleghi che li precedevano in graduatoria sono stati costretti ad accettare l’assunzione anche a mille chilometri dalla propria abitazione.
Riepilogo per fasi delle oltre 100mila assunzioni previste per l’a.s. 2015/16
Prima fase (da concludersi entro il 31 agosto 2015):
36.627posti (21.880 su cattedra comune e 14.747 su sostegno).
Seconda fase (da concludersi entro il 15 settembre 2015):
10.849 posti (comuni e sostegno)
Terza fase (da attuare nel corso dell’a.s. 2015/16):
55.258 cattedre da assegnare su organico funzionale: 48.812 su posto comune e 6.446 per il sostegno.
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