Ha suscitato reazioni alterne il nostro articolo sui “fortunati della Buona Scuola: anche l’anno prossimo avranno l’assegnazione provvisoria”.
Diversi docenti ci hanno scritto, in tanti hanno ‘postato’ un messaggio sulla nostra pagina Facebook. Molti per dire che non hanno ritenuto giusto l’allestimento della corsia preferenziale per una parte consistente dei 48mila insegnanti assunti tra le fine del 2015 e l’inizio del 2016: aspetto evidenziato nell’articolo.
Altri docenti, però, hanno riservato giudizi negativi. Anche di protesta. Sostenendo che i docenti assunti con la fase C della Buona Scuola hanno solo fruito di leggi dello Stato e delle norme emesse del Miur, proprio per attenuare gli effetti di un piano di immissioni in ruolo che mai aveva fatto muovere così tanti insegnanti in un così breve margine di tempo.
Altri ancora, invece, hanno tenuto a dire di non aver fruito di alcuna agevolazione, deroga o corsia ad hoc. E sono rimasti a centinaia di chilometri da casa. Per loro, infatti, l’assegnazione provvisoria non è scattata. Alcuni, già nel 2015/16, quando, appena approvata la Legge 107/2015, nemmeno si sono potuti avvalere della possibilità di rimanere sulla cattedra coperta annualmente come supplenti.
Nel nostro articolo, però, non ci rivolgevamo di certo a questi docenti quando abbiamo parlato dei “fortunati della Buona Scuola”. Anche perché, come abbiamo più volte spiegato, solo una parte dei 48mila ha avuto la possibilità di rimanere o tornare vicino casa. In molti casi, va ricordato, per motivazioni sacrosante. Come quella di accudire bimbi piccoli o genitori anziani non autosufficienti. In altre, va ricordato anche questo, solo avvalendosi della maggiore anzianità e della facoltà di ricongiungersi con il coniuge.
Il nostro articolo voleva evidenziare proprio tale aspetto: che non tutti i docenti assunti, nelle diverse fasi del piano di riforma Renzi-Giannini, ma anche rispetto al passato, hanno ricevuto lo stesso trattamento.
Come una maestra di scuola primaria, nativa del Sud Italia, a cui la fortuna ha davvero voltato le spalle. E lo dice ad alta voce. Perché l’algoritmo del Miur l’ha destinata a 800 chilometri, “mentre colleghe con 20 e più punti in meno sono rimaste a un soffio da casa”, ha scritto alla nostra redazione.
Per la donna, anche lei assunta con la fase C della Buona Scuola, la conciliazione non è servita a molto: perché ha dimezzato la distanza, ma si è sempre ritrovata a 400 chilometri dalla sua terra d’origine. Un viaggio davvero non percorribile ogni giorno. E nemmeno tutti i week end.
Quando ha fatto le sue rimostranze ai dirigenti dell’ambito territoriale, la docente è “stata definita – ci dice – ‘una piccola anomalia in un sistema che ha funzionato perfettamente’. Peccato che quell’anomalia ha un nome, un cognome, un codice fiscale. E che quell’anomalia è la mia vita! Ora nel mio futuro non c’è nessuna assegnazione provvisoria (non scendo nel merito delle false leggi 104), né probabilmente ci sarà l’anno prossimo!”.
“Di me – continua la maestra – e di tutte quelle come me, però, nessuno parla: siamo completamente dimenticate, sembra quasi che con le assegnazioni provvisorie abbiano risolto i problemi a tutti. Ma non è così. Gradirei tanto sentir parlare anche di noi, perchè siamo circa 15mila docenti”.
La donna se la prende, infine, con le organizzazioni sindacali: “si sono dimenticati di noi: i sindacati tacciono, coprendo le vergognose ingiustizie generate dall’algoritmo e da noi subite. Le grandi firme sindacali non si esprimono, dal 29 luglio non hanno manifestato con noi per vedere ripristinata la giusta collocazione in base al punteggio. Ci sentiamo vendute, anzi svendute, come se fossimo dei docenti invisibili”.
Alla docente, come a tutti quelli che ora si trovano lontanissimo dai loro affetti e dalle loro abitazioni d’origine, La Tecnica della Scuola invia un enorme in bocca al lupo. Sperando in un prossimo, il più possibile vicino, ritorno a casa.
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