“L’ingiustizia più ingiusta sta nello stipendio medio dei docenti: 29mila euro l’anno, nessuna categoria di dipendente pubblici guadagna meno”: lo sostiene il costituzionalista Michele Ainis.
L’esperto di diritto, che è anche titolare di una cattedra presso l’Università Roma III, ha scritto sull’Espresso il suo pensiero sulle polemiche derivanti dalle immissioni in ruolo di migliaia di docenti anche a mille chilometri da casa: per Ainis, sarebbe proprio la bassa remunerazione degli insegnanti a pesare sulle assunzioni lontane da casa.
Perché nell’articolo (dal titolo esplicativo “Scuola: più delle valigie è scandaloso il salario”), Ainis ricorda che è un fenomeno tipicamente italiano quello di acquattarsi “dentro casa, come un animale nella tana”.
Il costituzionalista, che forse non sa l’età media dei docenti costretti a cambiare regione in cambio dell’immissione in ruolo, ricorda che “ogni americano cambia Stato, in media, quattro volte nella vita”. Il paragone è calzante: perché un americano guadagna almeno tre volte un italiano. Se infatti si confrontano i compensi dei docenti italiani e con quelli dei colleghi americani d’oltre Oceano, degli Stati a stelle e strisce, la forbice diventa ancora maggiore.
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Morale: per trasferire un insegnante da Caltanissetta a Treviso, bisogna metterlo nelle condizioni di farlo. In modo dignitoso. E la soluzione non può passare nemmeno per la concessione di sgravi fiscali o di tariffe agevolate per l’affitto e i trasporti, come quella formulata di recente dal governatore della Puglia Michele Emiliano: ai docenti va conferito uno stipendio dignitoso. Invece, è fermo da sei anni. Assieme al contratto di categoria. E ora, ai neo-assunti fuori regione, le 1.200 euro al mese debbono bastare per il nuovo affitto e le nuove utenze, il vecchio affitto o il mutuo dell’abitazione d’origine, le spese per la vita di tutti i giorni sganciati dalla famiglia, le spese che la famiglia continua a realizzare. E pure per i trasporti.
Ainis ha colto nel segno.
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