Se un docente partecipa a un concorso su base regionale, può poi essere costretto all’assunzione su base nazionale? E, verrebbe da aggiungere, se un docente è stato per anni in una graduatoria provinciale e l’ha scalata faticosamente per anni, può poi essere inserito in una graduatoria nazionale e sbalzato a centinaia di chilometri da casa? C’è qualcosa di insano nella logica del piano assunzionale Renzi, in particolare nella fase B. E già scattano i ricorsi.
Secondo l’Anief, infatti, i docenti che sarebbero rientrati nel novero dei posti messi a concorso tramite la procedura bandita ex D.D.G. n. 82/2012 hanno diritto all’immissione in ruolo nella regione in cui hanno effettivamente svolto il concorso.
Il Miur, invece, a seguito della fase B inerente alla procedura di immissioni in ruolo nazionale prospettata dalla Legge n. 107/2015, li ha invece, arbitrariamente, assunti in ruolo in provincia appartenente a regione diversa rispetto a quella cui avrebbero avuto diritto se i posti effettivamente messi a concorso nel 2012 fossero stati tutti regolarmente attribuiti ai relativi vincitori.
Il sindacato reputa illegittima tale procedura che ha imposto a tanti docenti vincitori di concorso l’immediata presa di servizio, o la presa di servizio differita al prossimo anno scolastico, in regione diversa da quella di appartenenza.
Per questo motivo il giovane sindacato promuove un’azione legale riservata ai soli docenti vincitori del concorso a cattedra 2012 cui non è stato attribuito il ruolo in base alle normali procedure di scorrimento e individuazione dalle relative Graduatorie di Merito regionali, ma che hanno ricevuto e accettato, per forza di cose, la nomina in ruolo da Fase B e in provincia diversa rispetto alla regione in cui hanno svolto il concorso 2012.
Parte dunque il ricorso al competente Giudice del Lavoro, volto all’ottenimento del ruolo negato e al conseguente riconoscimento del diritto alla nomina in ruolo nella regione in cui i docenti hanno effettivamente svolto il concorso.
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