Alla fine il Miur si è dovuto arrendere e tornare all’antico: da quest’anno le operazioni di assunzione a tempo indeterminato torneranno ad avere come scadenza ultima non più la fine di luglio, come indicato da alcuni anni al fine di portare dietro la cattedra i supplenti già dal prima giorno di scuola. Nel decreto Sviluppo è indicato che il nuovo “termine di cui all’articolo 4, commi 1 e 2, del decreto legge 3 luglio 2001, n. 255, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 agosto 2001, n. 333 è fissato al 31 agosto di ciascun anno”.
Diciamo subito che il provvedimento era nell’aria, oltre che necessario: il ritardo con cui si avvieranno le operazioni di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento dei docenti, slittate inaspettatamente di un’altra ulteriore settimana, non avrebbe mai permesso agli oltre 100 Uffici scolastici provinciali sparsi per la Penisola di completare le immissioni in ruolo entro il 31 luglio. E non dimentichiamo che, di fatto, uno slittamento “fisiologico” si era già verificato negli ultimi due anni.
Cosa comporterà questa proroga di un mese? Il rischio concreto è che nelle grandi città, dove si attuano diverse migliaia di nomine, una parte dei docenti, ma anche del personale Ata, verrà convocato dagli Usp ad anno scolastico più che iniziato. In caso di ritardo considerevole, a Roma ad esempio anche nel 2010 l’ex Provveditorato ha continuato a convocare fino ad ottobre inoltrato, i dirigenti non avranno altra scelta che convocare il personale utilizzando le graduatorie d’istituto: così le nomine fino ad “avente diritto” torneranno a fioccare.
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