E’ da tempo che il mondo del lavoro è percorso da un vento di rinnovamento che prende due nomi: mobilità e flessibilità. E la scuola non è da meno. Come si potranno, infatti, immettere in ruolo 150mila insegnanti da settembre 2015, con costi che variano dai 3 ai 4 miliardi annui?
Se oggi gli organici sono commisurati al numero degli studenti e alla necessità di ore, domani potrebbe non essere più così. Le assunzioni, infatti, prescinderanno dai posti liberi, generando eccedenze. Allora sarà necessario allargare il discorso su base nazionale, in modo tale da poter essere assunti in una provincia o addirittura in una regione diversa, là dove c’è necessità. Ma non sarà solo un problema geografico: bisognerà anche saper “spaziare” in senso metaforico, allargando gli orizzonti della propria disciplina, ed essere disposti a passare su materie affini, là dove c’è bisogno.
Alcuni iscritti alle GAE, infatti, appartengono a classi di concorso che non si insegnano più: ci sono 916 iscritti nelle GAE sulle classi di concorso di steno-dattilografia e trattamento testi, mentre altri 116 sono iscritti per esercitazioni su materie non più insegnate come economia domestica o portineria e pratica di agenzia. E molti sono “addensati” geograficamente in aree dove il fabbisogno di docenti è già soddisfatto.
Tutto ciò vuol dire che, far sì che possano davvero essere assunti tutti, fino all’ultimo e che possano essere assunti in modo da potenziare davvero ed efficacemente la scuola italiana, il Governo dovrà fare un lavoro molto puntuale e dettagliato, che non ragioni in termini di aggregati ma col quale verificare il profilo di ognuno di questi 148mila aspiranti docenti di ruolo.
Dunque prima, naturalmente, si dovrà verificare la disponibilità del docente precario a entrare di ruolo a queste condizioni: il metodo sarà un censimento da completare entro l’anno. È chiaro quindi che, per realizzare questo grande piano di assegnazione (e abbinamenti) di quasi 150mila docenti alle scuole italiane in un solo anno, la prima e più urgente operazione da fare sarà un censimento volto a capire il numero esatto e la distribuzione di coloro che saranno assunti.
Questa operazione dovrà avvenire, al più tardi, entro il 31 dicembre 2014, e servirà per fare una ricognizione puntuale ed esatta di chi sono coloro che iscritti alle GAE, ma varrà anche per i vincitori e idonei del concorso 2012 – confermeranno espressamente entro quella data la loro intenzione di essere assunti a partire dal 1° settembre 2015.
Il censimento servirà anche perché può succedere che di fronte ad una richiesta espressa – qualche migliaio di persone iscritte nelle GAE rinuncino volontariamente all’assunzione, magari perché hanno nel frattempo trovato un altro lavoro e non intendono lasciarlo.
Sappiamo, ad esempio, che negli ultimi 3 anni circa 43mila persone iscritte nelle GAE non hanno effettuato né supplenze annuali o sino al termine delle attività didattiche né supplenze brevi. Si tratta di un dato che va preso con molta cautela, dal momento che molte di queste persone hanno lavorato (e lavorano) in scuole paritarie e che potrebbero comunque fare valutazioni diverse se venisse offerta loro un’assunzione stabile invece di una supplenza annuale.
Ma si tratta comunque di un dato che richiede di verificare il numero effettivo di coloro che iscritti alle GAE, sono ancora oggi disponibili all’assunzione.
In caso di un numero significativo di rinunce volontarie, il Governo integrerà nel piano di assunzioni straordinarie anche i laureati in Scienze della Formazione Primaria Vecchio Ordinamento (SFPVO) e i c.d. “congelati SISS” che non sono stati inseriti a suo tempo nelle GAE – rispettivamente circa 9mila e circa 500 aspiranti docenti di ruolo.
Questa integrazione sarà però possibile solo a condizione di: (a) non superare il plafond dei 148 mila; e (b) constatare un fabbisogno di docenti aggiuntivi in particolare nelle scuole primarie. E sempre, chiaramente, introducendo anche per costoro lo stesso requisito di disponibilità geografica prevista sopra.
Infine, si potrà prevedere, attuando da subito un minimo di mobilità da organico su cattedra a organico funzionale, che una parte dei docenti di ruolo attualmente in servizio coprano, già a partire dall’a.s. 2015-2016, alcuni dei nuovi posti creati come organico funzionale. Tra costoro potrebbero esserci, su base chiaramente volontaria, anche quei docenti che preferiranno spendere gli ultimissimi anni prima della pensione lavorando “dentro la scuola ma fuori dalla classe”, contribuendo così allo sviluppo del progetto scolastico con attività e funzioni diverse da quelle dall’insegnamento in classe. E liberando, di conseguenza, ulteriori cattedre per alcuni dei neo-assunti col piano straordinario.
Attraverso questo piano ampiamente articolato si colmeranno alcune discrasie legate, dicunt, a una fossilizzazione geografica e disciplinare degli insegnanti. Ma quanti accetteranno queste condizioni? Certo è che in tal modo le assunzioni dei precari determineranno il rapporto di un docente ogni dieci alunni, in particolare al Sud.
Insomma si apre una nuova era, se davvero vogliamo svuotare le Graduatorie ad esaurimento. Gli insegnanti dovranno essere flessibili, se non onniscienti. Flettersi, ma speriamo non genuflettersi.
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