È indubbiamente la Sardegna la regione dove c’è più fermento contro le fasi B e C di assunzioni previste dalla riforma: il 27 agosto i precari hanno di nuovo manifestato, stavolta davanti l’Usr.
Una lavagna appesa a un albero con la scritta: “La scuola pubblica è finita, grazie Renzi e Giannini”. È il simbolo della protesta di questo pomeriggio davanti all’Ufficio scolastico regionale in piazza Galilei a Cagliari indetta dai sindacati
Al sit-in – organizzato da Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals, Gilda e Cobas – hanno partecipato alcune centinaia di persone. Presenti anche professori e maestri del comitato Valigie del 10 agosto.
La richiesta principale dei contestatori è stata quella di bloccare il loro trasferimento nel “Continente”, con il conseguente distacco da case e famiglie. “Quasi il 50% – hanno sottolineato i sindacati – dei docenti precari sardi che potevano farlo non hanno presentato la domanda di partecipazione al piano straordinario previsto dal governo. La prospettiva di una emigrazione forzata, rinunciando a famiglia, casa e un progetto di vita da tempo iniziato, hanno convinto tante e tanti docenti precari a non presentare domanda, col rischio di un futuro di disoccupazione”.
Tra i motivi di protesta, anche la mancata assunzione del personale Ata: una realtà – hanno sottolineato – “ignorata volutamente dalla legge di riforma”. “La nostra azione – ha detto un rappresentante della Cgil – sarà finalizzata al superamento della legge di stabilità. Evidenzieremo con forza nelle sedi politiche e istituzionali la non sostituibilità della professionalità Ata nelle scuole”.
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Per questi motivi, hanno detto sempre i sindacalisti, le proteste contro la Buona scuola non si arrestano: sabato prossimo sono previsti gli “Stati generali della scuola sarda” promossi dal deputato di Unidos Mauro Pili. Mentre continuano senza sosta anche le iniziative degli insegnanti con i trolley: il Comitato Valigie del 10 agosto nei giorni scorsi ha chiesto aiuto e conforto anche al Papa.
C’è, infine, il problema della scarsità di personale assegnato agli istituti dell’Isola: “bisogna aggiornare l’organico di fatto – ha spiegato Tiziana Sanna, Cgil – perché con l’organico di diritto si rischia di non riuscire ad aprire qualche scuola”.
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