“Se andiamo a insegnare fuori dalla Sardegna chistionausu in limba, ovvero parliamo in sardo”: lo hanno detto un gruppo di docenti precari durante un flash mob all’aeroporto di Cagliari.
Non si ferma quindi la protesta dei prof della Sardegna, avviata nei giorni scorsi davanti al Consiglio regionale. Il 13 agosto, qualche insegnante donna ha indossato un costume tipico di Quartu, altri hanno portato con sé un bronzetto nuragico e tutti hanno con sé la valigia che ha contraddistinto le proteste iniziate lunedì scorso a Cagliari sotto il Consiglio regionale.
Secondo una stima dell’agenzia Ansa, sarebbero 4 mila i docenti destinati “verso le cattedre del resto d’Italia. Per ribadire il messaggio gli insegnanti hanno mostrato anche un maxi striscione con la scritta “Scuola sarda no trolley”.
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Un chiaro messaggio per ribadire ancora una volta che i docenti sardi reclutati dalla Buona scuola del governo vogliono insegnare vicino alle loro famiglie. Nessuno vuole abbandonare casa, figli e genitori per un posto di lavoro, “che – spiegano – lontano dall’isola non sarebbe nemmeno economicamente sostenibile”.
Nel frattempo anche la Regione è scesa in campo: l’assessore della Cultura, Claudia Firino, ha garantito che anche oggi e domani andrà in pressing con il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini.
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