Categorie: Politica scolastica

Assunzioni modellate sulle GAE e non sulle esigenze delle scuole

Potrebbe essere la soluzione del problema in cui si dibattono oggi i docenti che devono entrare in ruolo: assumere (nella provincia) i docenti inseriti in GAE, anzichè quelli necessari a coprire i posti liberi e vacanti o quelli richiesti dalle scuole.

A poche ore dalla scadenza dei termini per presentare la domanda di assunzione, la rete impazza: si moltiplicano i post, le proteste, le accuse e qualche volta anche gli insulti.
Il tema è quello che va avanti da diversi giorni: che fine faranno i docenti che non avranno presentato domanda? 
In realtà, la risposta sta scritta nella legge (questi docenti rimarranno inseriti nella GAE di appartenenza e le GAE resteranno in vigore fino a quando non saranno esaurite) ma molti docenti dicono apertamente che non c’è affatto da fidarsi, perchè c’è il rischio che prima o poi il Governo elimini del tutto la possibilità di entrare in ruolo attraverso le graduatorie ad esaurimento.
Scarseggiano invece gli interventi finalizzati a formulare proposte concrete su come fare in modo che tutti i docenti delle GAE possano essere assunti, nella propria provincia o almeno nella propria regione.
Il fatto è che tutto il problema nasce da un dato oggettivo: in molte province, soprattutto del sud, accade che le cattedre disponibili per una determinata classe di concorso sono di gran lunga inferiore rispetto al numero di docenti inseriti nella rispettiva GAE. Anzi, c’è di più: in taluni casi ci sono persino insegnanti già di ruolo soprannumerari per i quali non si riesce a trovare una collocazione adeguata. Il problema sembra quasi irrisolvibile. 
Ma, forse, una soluzione ci sarebbe: basterebbe procedere alle assunzioni sulla base non delle cattedre disponibili, ma delle effettive consistenze delle GAE.  In altre parole: si assumono tutti i docenti delle GAE nella provincia (o tutt’al più nella regione) di appartenenza e poi li si distribuisce fra le scuole. E’ ovvio che un meccanismo del genere determinerebbe esuberi di docenti in determinate province e carenza di insegnanti in altre. Lo stesso meccanismo previsto ora dalla legge 107 (posti assegnati alle scuole sulla base del “piano triennale”) dovrebbe essere cancellato. In pratica il modello previsto dalla legge 107 (organico potenziato definito sulla base dei progetti delle scuole) dovrebbe essere capovolto: bisognerebbe pensare ad un organico assegnato alle istituzioni scolastiche sulla base della consistenza delle GAE.
Sulle controindicazioni del modello non ci soffermiamo più di tanto perchè sono facilmente comprensibili e lasciamo che siano i nostri lettori a rifletterci.

Reginaldo Palermo

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