Home I lettori ci scrivono Assunzioni precari: dalle preghiere alle suppliche

Assunzioni precari: dalle preghiere alle suppliche

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Supplica al Presidente della Repubblica

 

Gentile Presidente Mattarella,

da umile precaria che insegna da un po’ di anni mi permetto di scriverle questo messaggio, perchè sono fortemente preoccupata per il mio futuro. Il Presidente del Consiglio ci aveva dato grandi speranze per risolvere il tormentato problema del precariato scolastico, invece andando a leggere la bozza del decreto legge, scopro che se quest’anno non si entra nel piano di immissioni in ruolo,dal prossimo anno non si avrà più possibilità con le GaE, perchè saranno eliminate.

Non mi accingo a farle una lezione di diritto, non potrei mai arrivare alle sue competenze, però devo citare, commentandole, alcune norme: nel 2007 dopo una battaglia parlamentare, le graduatorie permanenti (titoli per entrarci erano il superamento di un concorso che aveva valore abilitante, i concorsi riservati, la laurea in Scienze della formazione primaria, le Ssis), furono trasformate in GaE, erano chiuse a nuovi ingressi e concorrevano al 50% delle immissioni in ruolo e agli incarichi annuali, si sarebbero estinte quando sarebbe stato assunto l’ultimo precario che ne faceva parte. Invece il Governo attuale vuole toglierle dal prossimo anno scolastico, eliminando tutti i diritti quesiti che fino ad ora ogni precario ha maturato, restandogli, come unico canale, il concorso.

Io, come altri precari, non chiediamo l’assunzione immediata, ma la sopravvivenza delle GaE, perchè sottoporci ad un concorso quando abbiamo già, a suo tempo, superato le prove che ci permettevano un giorno di poter passare di ruolo? Per quale motivo da precari bisogna renderci disoccupati? Perchè avere l’urgenza di trasformare la scuola e la vita degli insegnanti,quando va fatta una riflessione ponderata su tutte le conseguenze che comporta? Confidando nel suo buon senso e credendo che prenderà in considerazione le mie modeste parole, che rappresentano l’angoscia di tanti nella mia stessa condizione, le porgo distinti saluti.