La fine della supplentite è lontana dal compiersi: non sono bastati gli sforzi del Miur di trasformare più cattedre possibili dall’organico di fatto a quello di diritto.
Ancora una volta, infatti, l’amministrazione scolastica ha dovuto fare i conti con i paletti messi su dal dicastero di Via XX Settembre: i 25mila posti dati per sicuro dal ministero dell’Istruzione rischiano ora seriamente di diventare meno della metà.
Il problema esiste. La ministra Valeria Fedeli ha scritto per tre volte al Mef. Senza avere, almeno fino a qualche giorno fa, alcuna risposta né rassicurazione.
Sull’argomento, mercoledì 12 aprile si è svolto un question time, con la responsabile del Miur che ha risposto ad un’interrogazione (Borghesi e altri – Lna): il Governo, ha detto la Fedeli, “si è fatto carico di dare risposte a tutto il ‘precariato’ nella scuola e ha recentemente approntato soluzioni destinate finalmente a risolvere l’annoso problema”.
La ministra ha sottolineato che il decreto legislativo della Buona Scuola su reclutamento e formazione degli insegnanti approvato dal CdM venerdì scorso prevede una fase transitoria “volta a consentire l’immissione in ruolo, attraverso percorsi semplificati, dei precari di tutte le graduatorie di istituto, e non solo delle Gae”.
“Si riuscirà a garantire al più presto – ha assicurato la ministra – una soluzione effettiva e completa di tutte le problematiche concernenti il precariato nella scuola, valorizzandone le specificità secondo i titoli posseduti e le esperienze professionali maturate, e ad assicurare alle studentesse e agli studenti un avvio regolare delle lezioni”.
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Il problema, a questo punto, sono i tempi di attuazione del progetto: i primi precari coinvolti nei percorsi selettivi e formativi, infatti, arriveranno ad essere immessi in ruolo solo nel 2021, forse anche 2022. E nel frattempo? Si continuerà con le supplenze annuali, più qualche migliaia di assunzioni l’anno oltre il turn over. Però le supplenze annuali continuano ad essere circa 100mila. Ecco perché la supplentite è lontana dalla cancellazione.
“Vanno dunque autorizzati i 25.000 posti previsti – dice il leader della Uil Scuola, Pino Turi – altrimenti assisteremo allo stesso film dello scorso anno: la meraviglia dei più che, a fronte di investimenti consistenti, troveranno tutti scontenti”.
Il quadro che ci attende già a settembre, sempre secondo Turi, è davvero avvilente: “resterà inalterata la supplentite, i docenti trasferiti ingiustamente non troveranno i posti per avvicinarsi alle propri luoghi di residenza, i precari saranno sempre troppi, gli studenti e famiglie scontenti per la mancanza di continuità didattica”.
Secondo il sindacalista, insomma, “si tratta di scelte tecnocratiche che, anche in presenza di un finanziamento, oppongono una logica negativa e punitiva che non favorisce la funzionalità e il prestigio della scuola statale e chi ci lavora. Ci auguriamo che la politica, quella che pensa al bene comune, sappia trovare le risposte giuste senza dover trovare nel personale la causa che, invece, rappresenta la soluzione”, conclude Turi.
Morale: siamo alle solite, con i gli annosi problemi di copertura delle cattedre scoperte. Perché, è bene ricordarlo, anche qualora dovessero essere concesse le 25mila chieste dal Miur in organico di diritto, ne rimarrebbero comunque almeno altre 60-70mila da coprire. E rivivremo un copione a cui, purtroppo, siamo abituati da troppo tempo.