Con l’avvicinarsi della scadenza per candidarsi alle fasi B e C del piano assunzioni, non si contano più le proteste. Soprattutto dei precari che versano in condizioni familiari difficili.
Quasi sempre si tratta di docenti che non sanno che ‘pesci prendere’, perché la possibilità dell’agognata assunzione cozza con le storie personali e familiari quasi sempre incompatibili con degli spostamenti. Ancor più se notevoli e prolungati.
Dopo la docente di sostegno della scuola primaria, che ha deciso di non candidarsi al ruolo per non mettere in difficoltà la famiglia, abbiamo così deciso di dare spazio ad un genere di problematica ancora maggiore: quella di chi assiste un familiare e che, pur usufruendo della precedenza, rischia anch’egli di ‘emigrare’ lontano da casa. Perchè i posti vacanti vicino casa potrebbero essere già esauriti dalle tornate di assunzioni precedenti.
Tutti i possibili scenari che si potrebbero configurare a un docente precario, il quale assiste un familiare (figlio, genitore, fratello o parente entro il terzo grado) con handicap, vengono riportati da Giulio Iraci, docente dell’associazione Gessetti Rotti e fratello di persona con handicap in situazione di gravità.
“La legge 104/1992 – scrive Iraci sul quotidiano Metro – garantisce ai lavoratori che assistono un familiare con handicap in situazione di gravità la possibilità di scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e l’impossibilità, senza il loro consenso, di essere trasferiti altrove. Ciò vale ovviamente, soddisfatti determinati requisiti, anche per il personale della scuola. Non è un privilegio, né – come pure talvolta si pensa o, peggio, si dice – uno stratagemma per lavorare sotto casa. È un diritto sancito dalla Repubblica italiana a beneficio di chi ha un handicap in situazione di gravità e di chi ha l’onere di assisterlo”, sottolinea il docente.
Premesso ciò, Iraci presenta tutti i casi possibili ai docenti che si trovano in questa situazione, di assistenza di una persona, con la prospettiva di essere assunti con le nuove procedure. Il primo riguarda il docente X che “inoltra la domanda e riceve la proposta di assunzione nella provincia Y in cui risiede. In questo caso il docente potrà continuare ad assistere il familiare con handicap in situazione di gravità e potrà contare, ove possibile, sull’assegnazione della sede di lavoro più vicina al proprio domicilio”.
Ma cosa accade se il docente X inoltra la domanda e riceve una proposta di assunzione in un’altra provincia o in un’altra regione? “In questo caso il docente si troverà di fronte a un duplice ed atroce dilemma: a) se accetta la proposta, non potrà più assistere il familiare o dovrà portarlo con sé (sic); b) se non accetta la proposta, invece, potrà continuare ad assistere il proprio familiare, ma sarà estromesso sia dal piano di assunzioni sia dalla Graduatoria ad Esaurimento”.
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C’è poi lo scenario 3: “Visti i pericoli dello scenario 2, il docente X decide, suo malgrado, di non inoltrare la domanda per non rischiare di dover rifiutare una proposta di assunzione al di fuori della provincia Y ed essere estromesso sia dal piano di assunzioni sia dalla Graduatoria ad Esaurimento”.
Iraci, quindi, si chiede: chi ha ideato questo sistema di reclutamento ha tenuto conto delle drammatiche conseguenze per migliaia di docenti che assistono un familiare con handicap in situazione di gravità? chi ha ideato questo sistema di reclutamento ha idea di cosa significherebbe, per una persona con handicap in situazione di gravità, perdere l’assistenza e l’affetto di cui necessita o affrontare un trasferimento in altra provincia o regione? chi ha ideato questo sistema di reclutamento ha idea del trauma che un persona con handicap in situazione di gravità subirebbe se fosse sradicata dai luoghi e dagli ambienti nei quali è riuscita ad integrarsi?”.
E ancora: “chi ha ideato questo sistema di reclutamento intende fare qualcosa per impedire che migliaia di docenti precari debbano scegliere tra il proprio lavoro e il benessere del familiare con handicap in situazione di gravità? Sono domande chiare, semplici, che esigono risposte e soluzioni immediate. Perché consentire tali ingiustizie non è solo cattiva politica: questa, ministra Giannini e premier Renzi, è crudeltà”.
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