Diventa sempre più automatizzata la gestione delle immissioni in ruolo e delle supplenze annuali nella scuola: dopo il “battesimo” dell’algoritmo, nel 2015 con la Legge 107, che ha destinato migliaia di candidati al ruolo in sedi a centinaia di chilometri da casa pur in presenza di posti vacanti in istituti loro molto più vicini, questa estate vivremo un passaggio ulteriore verso un’organizzazione informatizzata delle nomine. La Cub Scuola rifiuta a piè pari questo modello e parla, senza mezzi termini, di “applicazione dell’Intelligenza Artificiale (Ai) da parte del ministero dell’Istruzione per oltre 220 mila docenti fra assegnazione delle cattedre e supplenti”.
Secondo il sindacato si tratta di una gestione “inapplicabile” perché andrà a determinare “enormi problemi per l’entrata in lavoro degli insegnanti e di conseguenza per milioni di studenti il prossimo anno scolastico”.
La critica della Cub Scuola è severa: definisce “assurda l’applicazione di un algoritmo a tal fine”, perché “si è deciso di render quasi simultanea l’immissione in ruolo di circa 50mila docenti e l’assegnazione delle cattedre ai restanti 170 mila e più supplenti annuali. In questo modo – continua il sindacato – i primi non potranno cancellarsi per tempo dalla graduatoria, bloccando cattedre che dovranno poi essere assegnate in un ‘secondo turno’, mentre i secondi si troveranno costretti a scegliere le sedi di servizio ‘al buio’ potendo solo optare tra rischiare di finire a 100 km da casa o di non potere accettare l’incarico e rimanere disoccupati”.
La Cub Scuola spiega quali sono i limiti e i pericoli di questa gestione: “La procedura 2023, infatti, non prevede – spiega la Cub Scuola – che al secondo turno le cattedre risultate vacanti dopo l’immissione dei nuovi docenti di ruolo vadano, come imporrebbe la legge e il merito, al docente con il maggior punteggio in graduatoria, bensì al primo escluso dal primo turno di nomina, saltando così a piè pari tutti coloro che, pur con maggiori titoli, non avevano trovato collocazione al primo turno“.
Quindi, per il sindacato non vi sono dubbi: “é ora di porre fine a questo abuso di potere e tutelare allo stesso tempo allievi fragili, docenti e famiglie”.
La conclusione, sempre per la Cub Scuola, è che la faccenda finirà nelle aule giudiziarie: lo stesso sindacato annuncia che ricorrerà “in urgenza al Tar del Lazio per ottenere una sospensiva di questa procedura illogica e illegale”.
“Basterebbe ritornare alle nomine in presenza, procedura che ha garantito per decenni i diritti di allievi e docenti e rispettare la normativa che prevede in questi casi un intervento umano a valle dell’azione del sistema di decisione automatica, per introdurre i necessari correttivi prima di far divenire definitive la nomine”, chiosa Cosimo Scarinzi, segretario della Cub Scuola.