Categorie: Personale

Assunzioni: se il prof lavora alle Poste…

Non tutti gli iscritti, infatti, potrebbero essere aspiranti. Anche perché alcuni di loro un’aula scolastica non la vedono da decenni. Il secolo XIX ha intervistato alcuni docenti genovesi e raccontato le loro storie. C’è Alfonso Donato Pascale cui non mancano i requisiti per avere il posto fisso a scuola e lo avrà se Matteo Renzi manterrà la promessa di assumere in blocco quell’esercito di quasi 150mila precari di cui lo stesso Pascale fa parte. Ma il professore in questione candidamente afferma: “Sono laureato in economia e nel 1999 ho superato con ottimi voti il concorso per insegnare. Ma da allora ho fatto solo trenta ore di lezione. Trenta ore in quindici anni. Non mi hanno mai più chiamato, neppure per una supplenza”

Trenta ore di lezione in 15 anni. Troppo poche per diventare insegnanti. D’altronde di ciò è consapevole lo stesso governo quando, nel famigerato documento La buona scuola scrive che “negli ultimi 3 anni circa 43 mila persone iscritte nelle gae non hanno effettuato né supplenze annuali …né supplenze brevi”.

Un’altra docente racconta di aver ottenuto l’abilitazione all’insegnamento nel 1984, di aver fatto qualche supplenza saltuaria e nulla di più e di essere entrata negli anni Novanta alle Poste dove oggi, a 57 anni, lavora. Non ha più messo piede in una scuola ma ha continuato a rimanere in graduatoria, a Genova, nella secondaria come docente in discipline pittoriche.

 

 

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Insomma il mondo delle Gae è vario: di contro a precari giurassici, che ormai hanno un’esperienza di insegnamento, oltre che una stanchezza, immensa, esistono professori che i professori non li hanno quasi mai fatti. Ai quali adesso si offre un’inattesa opportunità di un posto stabile, mentre magari lavorano alla Posta. Nel frattempo tanti giovani laureati, abilitati di fresco e supplenti in cattedra, quasi sicuramente saranno tagliati fuori dal gioco delle assunzioni.

Da più parti si grida che nella scuola bisognerebbe entrare solo per concorso. Certamente ab origine avrebbe dovuto essere così. Ma ormai il precariato è tutto lì, dopo decenni di onesto e faticoso servizio. Speriamo che la Corte di giustizia europea metta una fine tra qualche giorno a questa incresciosa annosa storia.

Silvana La Porta

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