Sulla questione delle assunzioni lo scontro è ormai aperto e pesante. Le posizioni che si stanno confrontando sono chiare.
Da un lato il Governo dice: “Le assunzioni ci vogliono ma devono essere inserite in un progetto organico, in caso contrario si trasformerebbero nella ennesima sanatoria utile per i precari ma non al miglioramento del sistema scolastico”.
Dall’altro sindacati e opposizioni affermano: “Il ddl contiene troppe contraddizioni, il progetto va discusso in modo più approfondito, quindi facciamo subito le assunzioni e poi parliamo con calma del resto”.
La posizione sembra ragionevole, e allora come mai il Governo non vuole cedere?
La spiegazione è semplice: Renzi sa benissimo che se si dovesse dare il via libera alle assunzioni e rimandare ad una seconda fase la discussione sul ddl, gli inevitabili veti incrociati di diversa provenienza avrebbero come conseguenza il rinvio della legge alle calende greche.
D’altra parte chi sostiene lo scorporo delle assunzioni dal ddl non se la sente di andare fino in fondo nel tmore di perdere consenso non tanto fra i docenti quanto piuttosto fra le famiglie: siamo sicuri che – in questa fase – un piano da 100mila assunzioni sarebbe considerato favorevolmente dai cittadini?
Forse potrebbe esserci una soluzione intermedia: dare subito il via alle 50mila assunzioni necessarie per coprire turn-over e posti vacanti e rinviare la realizzazione dell’organico dell’autonomia contestualmente alla approvazione della legge di riforma.
Il fatto è che i due treni (quello del Governo e quello degli oppositori) stanno correndo l’uno contro l’altro a gran velocità sul medesimo binario. E forse nessuno dei due macchinisti ha la capacità (o l’intenzione) di azionare i freni.
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