In Parlamento ci sono non pochi deputati e senatori che non gradiscono un trattamento diversificato per i nuovi assunti nella Pubblica amministrazione. Quindi, anche nella scuola. Dove, salvo colpi di scena, nella prossima estate dovrebbero essere assunti quasi 150mila docenti (il 90 per cento dei quali dalle graduatorie ad esaurimento, che in tal modo verrebbero quasi svuotate).
Tra la fila di chi si oppone all’esclusione dei dipendenti statali dalle norme del Jobs Act, anche se la partita appare tutt’altro che chiusa, c’è sicuramente Irene Tinagli di Scelta Civica. Che dice: “la legge delega sulla Pubblica Amministrazione, se va tutto bene, entrerà in vigore tra circa un anno. Questo significa che molto probabilmente le 150 mila assunzioni previste nella scuola per il 2015 avverranno con le regole vecchie, mentre tutte le assunzioni fatte nello stesso periodo nel privato con le regole nuove”.
Secondo Tinagli, quindi, si verrebbe a creare, assumendo i precari della scuola con modalità tradizionali, “una situazione veramente assurda, nonché discriminatoria nei confronti di migliaia di lavoratori”. Tinagli, in pratica, vorrebbe che anche i neo-assunti della scuola venissero sottoposti alle nuove norme sul lavoro, quindi anche licenziabili.
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È probabile che le parole della parlamentare di Scelta Civica non passeranno inosservate. Anche perché il raggruppamento politico di cui fa parte è lo stesso del ministro dell’Istruzione: a tal proposito, sarebbe utile sapere se anche Stefania Giannini la pensa allo stesso modo. Se così fosse, per l’attuale responsabile del Miur non si tratterebbe di certo di una presa di posizione condivisa dagli addetti ai lavori, in particolare dai precari che attendono anche da decenni di essere assunti. Senza “sorprese”.
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