Ordinamento scolastico

Asterisco e schwa nelle comunicazioni ufficiali a scuola? Ci sono “asterischi” più importanti

Il ministro proibisce l’uso del simbolo grafico dell’asterisco (*) o dello schwa (ə) nelle comunicazioni ufficiali delle scuole, fornendo indicazioni in merito all’utilizzo di questi due figure, considerato pure che schwa rappresenta un suono indistinto, non presente nella lingua italiana.

Anche la Crusca l’aveva ritenuto una forzatura inutile, in quanto non contemplata neanche dalla nostra fonetica. Una sorta dunque di macchinosa immissione di elementi estranei nella lingua italiana, ma che il ministro ha ritenuto necessario  proibire “ope legis”, anche perché ormai tutto ciò che è indistinto e lasciato alla libera scelta di ciascuno e alla sua intelligenza, deve essere invece sigillato con una legge specifica. Compreso il codice “Etico”. 

Non sono ammesse deroghe, in altri termini, neanche in quelle scuole dove magari tali  simboli possono fare comodo per evitare attriti tra alunni e tra famiglie o tra pure insegnanti che in questo guisa, usandoli cioè, alleggerirebbero tensioni.

In alcune scuole, leggiamo fra le pieghe di alcuni portali, serpeggia una sorta di paura, da qualche tempo, a parlare e ospitare, a relazionarsi e a prendere in carico tutto ciò che si riferisce alla cosiddetta “ideologia gender”,  anche perché molto spesso, il semplice parlarne o l’ospitare esponenti impegnati nella battaglia per il loro riconoscimento, diventa oggetto di polemica perniciosa, mettendo in difficoltà dirigenti e personale. 

Ma non solo, di fronte ai tanti problemi della scuola, del suo personale mal pagato, spesso precario, preda talvolta dei blitz guerriglieri di talune bande di alunni,  formulare proibizioni di tale natura, fa pensare più a una ingerenza autoritaria dentro innocue circolari, scritte appunto per evitare qualche mugugno, che a una loro effettiva necessità. Un modo insomma, ci sembra, per affermare l’imperio del ministero per il quale tutto deve essere ordinato secondo un ordine di cui solo lui dispone l’ordine.   

In ogni caso, cerchiamo di precisare, questi usi linguistici sono presenti nella nostra lingua da decenni, messi in atto dalle comunità LGBTQIA+ per sottolineare, gridandolo al mondo, che non si riconoscono né nel maschile né nel femminile, ma in quel “Singolare” usato” nel senso che ne dava Jean Maurice Cocteau per distinguerlo dal “plurale” che vuole comunque, essendo appunto plurale, numeroso e baldanzoso, soffocare le minoranze. 

E così, invece di transigere, lasciando possibilità di espressione a ciascuna scuola di elaborare le circolari come meglio crede, ancora una volta si formulano leggi e obblighi, in modo da tutto ordinare e tutto stabilire e guai a chi sgarra. 

Pasquale Almirante

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