Solo un lavoratore della scuola su cento ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino AstraZeneca. E uno ogni quattro dovrà ora attendere più di qualche settimana per riceverla, perché nel frattempo il governo ha deciso di sospendere la somministrazione al personale della scuola del vaccino AstraZeneca: con l’ordinanza n. 6/2021 firmata dal generale Francesco Figliuolo si è data infatti la precedenza di anziani e cittadini “fragili.
L’attesa non sarà così breve come si pensava in un primo momento: fino a quando non sarà terminata la vaccinazione di tutta la popolazione della fascia 60-69 anni, delle persone fragili e del personale socio sanitario, per i docenti e Ata non si potrà riprendere l’inoculazione di AstraZeneca.
Anche se poi la tempistica varierà a livello regionale, sulla base delle decisioni che prenderanno le autorità sanitare territoriali, perché ci sono dei territori, come il Lazio, dove le vaccinazioni stanno procedendo spedite tanto che a breve partiranno le prenotazioni della fascia over 60, mentre in altri l’attesa è decisamente più lunga (in alcune Regioni non si sa nemmeno quando si potranno prenotare gli ultra 70enni).
La decisione su tempi e priorità è stata confermata lunedì 12 aprile ai cinque sindacati maggiori – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda – che in videoconferenza hanno incontrato il capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, Luigi Fiorentino, affiancato dal Capo Dipartimento Istruzione, Stefano Versari, e dal colonnello medico Maurizio Elisio in rappresentanza della struttura commissariale per l’emergenza Covid.
I sindacati hanno chiesto spiegazioni: che senso ha fermarsi ora con la prima dose di vaccinazione del personale, dal momento che oltre un milione e 100 mila l’hanno già fatta e ne mancano meno di 400 mila per chiudere il cerchio?
Ancora di più perché su AstraZeneca sono giunte ampie rassicurazioni. Solo che nella scuola a vedersi somministrato a breve il vaccino anglo-svedese saranno solo gli ultra 60enni, come per tutte le altre categorie del resto (eccetto quella sanitaria che completerà la vaccinazione a prescindere dall’età anagrafica).
I sindacati maggiori non l’hanno presa bene. Non comprendono l’interruzione della somministrazione del vaccino. Come non capiscono perché ancora non sono state avviate le attività di tracciamento, né i test periodici e il coinvolgimento delle Asl nell’adottare le necessarie misure di profilassi. Come serve l’aggiornamento del protocollo per le attività scolastiche in sicurezza ridefinendone criteri e misure alla luce delle nuove varianti Covid. E la modalità concordata dovrebbe garantire maggiore chiarezza comunicativa.
A fine incontro Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda hanno detto che attendono ancora “concrete risposte” ed in questo modo si mette “a serio rischio l’obiettivo di un ritorno in sicurezza alle attività scolastiche in presenza. È perciò indispensabile un immediato cambio di passo, anche in vista del nuovo anno scolastico al cui regolare avvio occorre già oggi lavorare”.
Anche i presidi si sono fatti sentire. “Siamo un po’ sconcertati, perché mancava una piccola parte del personale da vaccinare: non più di 200–300 mila lavoratori. Ancora pochissimi giorni e si poteva completare tutto. Invece una parte di loro si ritroverà in classe senza copertura”, ha detto alla Tecnica della Scuola Mario Rusconi, presidente Anp Lazio e Roma.
“Non è un privilegio per la categoria, lo stesso principio vale per il personale sanitario. Ci faremo sentire”, ha incalzato il presidente nazionale di Anp, Antonello Giannelli.
Pure Marcello Pacifico, a capo dell’Anief, esprime il suo disappunto: “sul più bello, proprio mentre torneranno a scuola per svolgere le lezioni in presenza, anche nelle zone rosse, dove c’è meno sicurezza, almeno 400 mila insegnanti, educatori e Ata saranno costretti a farlo senza vaccinazione”.
Il sindacalista chiede “impegni precisi, così non è possibile insegnare e lavorare in sicurezza. Le scuole potrebbero trasformarsi in luoghi ideali di contagio. Non bisogna rischiare con la salute delle famiglie dopo i sacrifici chiesti sull’integrazione delle attività produttive”.
Ma quanto è sicuro AstraZeneca per gli under 60? Le certezze sembrano esserci solo oltre quell’età.
“È un ottimo vaccino. È stata fatta purtroppo tanta confusione su questo vaccino. È un vaccino estremamente efficace e in questa fascia d’età è sicuro al cento per cento”, ha detto l’assessore regionale alla Sanità Pier Luigi Lopalco parlando con i giornalisti in occasione dell’inaugurazione di un hub vaccinale nella Scuola Volontari dell’Aeronautica Militare di Taranto.
Lopalco ha ribadito che l’Astrazeneca è “un “vaccino sicurissimo e quei pochissimi, rarissimi, eventi avversi che sono stati segnalati in Germania si sono tutti verificati al di sotto dei 60 anni d’età e soprattutto in donne giovani. Quindi una persona che si trova tra i 60 e i 79 anni deve approfittare subito di fare questa vaccinazione perché fare un vaccino oggi significa evitare di andare a finire in ospedale”. E per i più giovani? C’è solo da attendere. E incrociare le dita.
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