Il Premier Mario Draghi è intervenuto sul caso della sospensione di AstraZeneca da parte dell’Aifa, in occasione del 18 marzo, la giornata dedicata alla memoria delle vittime del Covid, per onorare tutti coloro che hanno perso la vita nella pandemia, a un anno dall’indelebile immagine delle bare trasporate dall’esercito lungo i viali di Bergamo, mentre le scuole chiudevano una dopo l’altra e tra gli istituti più efficienti iniziava una DaD sperimentale.
Così il Premier sulla sospensione di AstraZeneca, in accordo con gli altri Paesi europei: “La sospensione del vaccino AstraZeneca è stata una decisione temporanea e precauzionale. Qualunque sia la decisione dell’Ema, la campagna vaccinale continuerà con la stessa intensità. E provvederemo con altri vaccini a compensare le dosi mancanti. Abbiamo già preso decisioni per contrastare le aziende che non rispettino i patti.”
Sullo stesso argomento interviene Nicola Magrini, il direttore generale dell’Aifa, a precisare che l’attuale versione dell’assessment report, che è la sintesi di tutti i dati, nelle conclusioni afferma abbastanza chiaramente che non è stato stabilito un nesso di causalità fra gli eventi rari sotto esame e il vaccino AstraZeneca.
Il professor Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, va più a fondo nella questione e commenta: “Attendiamo con fiducia” la decisione dell’Ema sul vaccino AstraZeneca, sospeso in Italia e in altri paesi. “Quello che si può anticipare, forse, è che l’Ema può vedere se c’è qualche popolazione a rischio che può prendere il vaccino con un po’ più di cautela. Abbiamo bisogno dei vaccini, cerchiamo di essere ottimisti”.
Quindi in audizione alla Commissione affari sociali della Camera spiega: Lo stop al vaccino AstraZeneca è stato un eccesso di precauzione? “Forse sì, ma la precauzione è sempre utile se accompagnata ad una chiara informazione. Oggi si riunisce la farmacovigilanza dell’Ema, ieri si sono espressi dicendo che non c’è un nesso causale.”
E argomenta: Gli eventi segnalati hanno coinvolto “individui abbastanza giovani, stanno vedendo se nei soggetti c’era qualche difetto, vale a dire la tendenza a sviluppare trombi”. L’indagine mira ad appurare se i soggetti in questione “avevano una predisposizione genetica, se avevano assunto eparina, se avevano assunto estrogeni, che agiscono sulla protrombina e sul meccanismo di coagulazione”.
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