Tra i continui cambi di rotta sul fronte AstraZeneca da parte del Ministero della Salute, del Cts e di molti esperti, l’immunologa Antonella Viola, al contrario, ha mantenuto sempre una posizione chiara e ferrea sin dall’inizio, raccomandando che il vaccino anglo-svedese non venisse somministrato donne giovani. “Errore commesso da Ema e Aifa. Sapevamo che c’era rischio ma regioni hanno fatto gli open day,” ha dichiarato all’indomani della morte della studentessa diciottenne Camilla Canepa, di cui abbiamo riferito in precedenza. “L’Ema non avrebbe dovuto dire che è consigliabile” l’uso del vaccino per gli over 60. “Avrebbe dovuto dire che andava usato solo sopra i 60 anni e l’Aifa avrebbe dovuto fare la stessa cosa. C’è stata una linea troppo morbida, c’era fretta di vaccinare un gran numero di persone e di dire stiamo correndo“.
“La seconda dose” di AstraZeneca “non va fatta,” sostiene categorica. E motiva la sua presa di posizione: “Si dice che abbiamo un numero di casi” di trombosi “inferiori nelle seconde dosi ma questo dipende dal fatto che abbiamo fatto poche seconde dosi, non abbiamo dati a sufficienza per escludere che ci sia un rischio. Si sono verificati eventi trombotici anche a seguito delle seconde dosi. Quindi, per favore, non ripetiamo l’errore e muoviamoci verso una seconda dose diversa per i giovani, soprattutto per le donne giovani”, dice a Otto e mezzo.
“Sono contraria al richiamo con AstraZeneca, ci vuole un’azione di coraggio: decidiamo una fascia di età, i 50 anni potrebbero essere corretti. Sotto questa soglia, si fa il richiamo con un vaccino a mRna. Non sottoponiamo a rischi inutili le persone, ci vuole un atto di forza per dire che la seconda dose va fatta con vaccini a mRna”.
E sull’ipotesi della terza dose si dice in disaccordo: “Non c’è nessuna ragione in questo momento per ritenere che avremo bisogno di una terza dose. Le prime persone vaccinate, sono vaccinate da 9 mesi e sono ancora tutte protette. Non significa che dal decimo mese non saremo protetti, non abbiamo dati dal decimo mese. Se il virus dovesse cambiare tanto e dovessimo vedere che le persone vaccinate si contagiano e si ammalano, a quel punto dovremmo pensare ad una terza dose ma con un vaccino diverso”.
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