Lena Gissi, segretario nazionale della Cisl Scuola, interviene per quanto riguarda le assunzioni del personale Ata.
“Che le assunzioni del personale Ata trovino attenzione in Parlamento, dichiara Gissi, raccogliendo anche una nostra forte sollecitazione al riguardo, è un fatto positivo, mentre lo è molto meno la risposta data dal Governo, per bocca della ministra Madia, nel question time di qualche giorno fa”.
“Una risposta che sostanzialmente evade, prosegue il segretario Cisl Scuola, rinviandola al prossimo anno, una questione su cui c’è invece la possibilità, e l’urgenza, di intervenire immediatamente. Non si capisce per quale motivo, e per quale logica, debbano rimanere coperti con contratti di lavoro precario i posti di lavoro di cui è oggi indispensabile il funzionamento. E non si tratta di qualche unità, ma di quasi diecimila posti, tra collaboratori, assistenti e direttori amministrativi. Invece tutto è fermo, la richiesta del MIUR di fare lo scorso settembre oltre 6.200 assunzioni è rimasta bloccata, e solo grazie alle nostre continue pressioni si è almeno assicurata la prosecuzione di tutte le supplenze fino alla fine del mese di giugno, evitando che la precarietà fosse resa ancora più incerta da nomine conferite “fino all’individuazione dell’avente titolo”.
Il numero uno della Cisl scuola sottolinea che “l’assunzione con effetto immediato di tutto il personale Ata che lavora da precario mentre avrebbe titolo a entrare in ruolo è tra gli obiettivi della fase di mobilitazione avviata in questi giorni. Al suo centro anche il tema della stabilità del lavoro, su cui il governo ha prodotto fino a oggi più parole che fatti”.
“Continuiamo, continua Gissi, nel frattempo a premere sul Miur perché a sua volta faccia valere le ragioni della scuola sugli altri dicasteri interessati, a partire dalla Funzione Pubblica. Altrettanto faremo con interlocutori politici e parlamentari”.
Lena Gissi conclude il suo intevento dichiarando: “conviene prima di tutto alla scuola, e al buon andamento del servizio, superare situazioni di precarietà che non hanno ragion d’essere e che finiscono solo per consegnare all’incertezza l’organizzazione del lavoro di scuole e uffici sempre più oberati di incombenze e responsabilità”.
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