I dipendenti Ata sono la componente professionale più penalizzata dalla riforma: la Legge 107/15 li ignora, ma poi fa ricadere su di loro gli effetti dell’attuazione delle norme.
A sostenerlo sono i sindacati, che il 22 ottobre hanno manifestato davanti al Miur per sensibilizzare l’amministrazione sulla vicenda. Sono diversi i punti dolenti toccati nel giorno della protesta.
Dal normativo che non li considera parte essenziale dell’autonomia, anche se poi gli Ata fanno pienamente parte dell’autonomia scolastica. Per non parlare della mancanza di inclusione della categoria nell’organico potenziato.
C’è anche la vicenda delle mancate assunzioni, per il probabile arrivo del personale delle province a cui sono destinati i posti. Fa male anche il blocco delle supplenze, che per Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, “risente di una visione burocratica e ragionieristica che non porta risparmi veri, ma solo virtuali, quelli veri sono solo i disservizi, sempre che si voglia garantire l’offerta formativa”.
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“Quella di oggi è la riprova che l’amministrazione quando pretende di fare da sola, di fronte alle proteste circostanziate dei lavoratori Ata, non solo mostra di non conoscere i problemi della scuola reale, ma cosa assai più grave, mostra la propria impotenza rispetto alle azioni necessarie solo per farla funzionare”.
“Quel che accadrà sabato – ha tenuto a dire ancora Turi, annunciando le manifestazioni regionali del 24 ottobre – è un fatto che non ha precedenti. La scuola entra nel cuore delle città, le ragioni del personale della scuola diventano voci di tante persone che vogliono dare qualità al nostro sistema di istruzione”.
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