Su La Stampa c’è largo spazio per l’aggiornamento delle graduatorie del personale Ata. Previste ben 2 milioni di istanze in base alle stime del Miur. Una fotografia tangibile della profonda crisi italiana. Il tasso di disoccupazione è altissimo, in particolare tra i giovani. C’è bisogno di lavoro e allora anche una semplice domanda diventa l’ancora di salvataggio. Da avvocati a giornalisti passando per ingegneri e commercialisti: non solo solo laureati o diplomati, ma anche i professionisti alla ricerca di un guadagno sicuro.
La storia di Gianluigi Salerno, 22 anni, da Roma, laureato in Astronomia, potrebbe essere quella di tanti altri. Si tratta della vita degli aspiranti lavoratori negli anni Duemila: “Siamo scoraggiati dai racconti di chi si è già laureato. Parlo al plurale perché tanti sono con me. Si può intraprendere la strada del dottorato, ma dovrei lavorare per 10 anni come precario senza garanzie di restare all’Università. Si può andare all’estero, ma preferirei farla con una prospettiva di rientro. Ho fatto domanda anche per insegnamento attraverso la chiamata diretta da parte dei presidi. Il mio obiettivo è avere un’alternativa qualcosa mi rendessi conto che nell’università non c’è posto”. E’ il rovesciamento – si legge su La Stampa – della teoria dei bamboccioni: il lavoro non è rifiutato, siamo all’amarezza e al disincanto come compagne quotidiane nei lunghi pomeriggi di studio.
Poi c’è il racconto di Maria Graziella, 59 anni, da 10 anni collaboratrice scolastica a Torino. Lei si occupa dell’accoglienza, di rispondere al centralino, di pulire il piano: “Fare la bidella è una missione, perché contribuiamo alla crescita dei ragazzi, trasmettendo loro valori come l’amore, il rispetto degli altri e dei lavori più umili. Il segreto di questo mestiere è la pazienza, a volte il bidello è un ponte tra i docenti e le famiglie e credo che anche per questo motivo una scuola senza collaboratori scolastici potrebbe chiudere i battenti, sono figure insostituibili”.
“Risolvo i problemi, consolo i bambini più piccoli, che al mattino non vogliono abbandonare la mamma, rimprovero chi non rispetta le regole – conclude Maria Graziella -. E poi fornisco le prime informazioni alle famiglie sulle vaccinazioni obbligatorie, e pulisco la scuola come se fosse il salotto e il bagno di casa mia”
Per Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil, il boom di domande per l’aggiornamento del personale Ata “è sintomo di una condizione del Paese dove la crisi non è finita. C’è bisogno di lavoro. Ecco la ragione dell’estrema proliferazione di domande di supplenza per la Terza fascia del personale tecnico e amministrativo. Senza dimenticare che la mole gigantesca di domande intasa ulteriormente le segreterie degli istituti scolastici, e pesa grandemente sul personale, già estremamente oberato da graduatorie dei docenti, amministrazione quotidiana, gestione abituale”. Per Pino Turi, invece, segretario generale della Uil Scuola, il boom delle domande “è il segno di un’Italia che riesce ad offrire un lavoro soltanto nella scuola ma è anche qualcosa di positivo perché ci sono ancora tante persone che hanno fiducia nello Stato. Quando la gente smette di cercare è rassegnata, vuol dire che ha perso le speranze e questo non possiamo permettercelo”
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