Home Personale Ata, segnali d’inversione di tendenza: forse 6mila assunzioni e meno tagli

Ata, segnali d’inversione di tendenza: forse 6mila assunzioni e meno tagli

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I sindacati tentano di ammortizzare i tagli già previsti per il personale Ata. Il tentativo è stato avviato da alcune settimane. E ribadito il 18 giugno, durante un incontro la ministero, dove i dirigenti Miur hanno annunciato di aver chiesto l’autorizzazione, al ministero dell’Economia, di 6.243 unità di personale: corrispondono ai soli posti che si rendono disponibili a seguito dei pensionamenti. E questa non è proprio una buona notizia. Perché sul personale non docente, l’amministrazione continua a muoversi come sempre: lasciando migliaia di posti vacanti.

Un timido segnale di inversione di tendenza, invece, potrebbe essere quello che arriva sul fronte degli organici del prossimo anno. Preso atto della cancellazione di oltre 2mila posti, per effetto della Legge di Stabilità, i sindacati nei giorni scorsi hanno chiesto l’avvio di un periodo di “concertazione”, attraverso il quale minimizzare gli effetti dei tagli previsti, mantenendo gli attuali organici, per effetto dell’incremento sostanziale di alunni in alcune province.

“È inaccettabile la determinazione di un organico in contrazione che è basato sull’applicazione di nuove tabelle che non hanno espletato il loro iter di approvazione”, ha tuonato lo Snals-Confsal.

Però, non tutto è perduto: “nel merito delle proposte di riparto dei posti tra le regioni, già oggetto dell’informativa di giovedì scorso, l’amministrazione ha fornito un’ulteriore proposta che tiene conto anche dell’incremento/decremento degli alunni, criterio non tenuto in considerazione nella precedente proposta”, spiega la Cisl.

La speranza dei sindacati è che venga presa in considerazione “l’assegnazione a ciascuna Regione della quota aggiuntiva del 3% rispetto all’attribuzione dei posti che il sistema sviluppa in applicazione delle nuove tabelle. Il tema era già stato oggetto nello scorso anno di un approfondimento condotto attraverso la convocazione di uno specifico “tavolo tecnico” che aveva evidenziato, sulla base dei dati forniti dall’amministrazione, forti differenze tra le regioni: alcune disponevano di una quota ben superiore al 3%, altre potevano contare su una disponibilità inferiore”. Tuttavia, si tratta di rilevazioni non ancora complete in quanto non tutte le scuole hanno inserito i dati nel sistema telematico predisposto dal Miur.

I sindacati, inoltre, hanno chiesto al SIDI la riapertura delle funzioni per segnalare i nominativi degli ATA che hanno diritto al pagamento delle posizioni economiche dal 1° gennaio 2015, coloro i quali, cioè, erano rimasti “bloccati” negli anni scorsi e per i quali non era stato attivato, in precedenza, il pagamento: “appena la Direzione dei sistemi informativi del Miur fisserà la tempistica, saranno avvisati gli uffici periferici cui compete materialmente l’esecuzione dell’operazione. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto di essere tempestivamente informati in merito”.

 

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Inoltre, “l’amministrazione sta ultimando la verifica sui nominativi di coloro che non hanno percepito l’una tantum sulle posizioni economiche: il numero degli interessati si sta notevolmente ridimensionando (dai 5.000 originariamente “calcolati”). Ciò dovrebbe consentire lo sblocco di una situazione che attende soluzione da troppo tempo”, conclude la Cisl

Per quanto riguarda i Dsga, i sindacati hanno formulato, riassume lo Snals “la richiesta di immediata attivazione delle procedure (emanazione direttiva) per la sessione negoziale necessaria per estendere anche agli anni successivi al 2014/15 l’indennità mensile (214 euro lordi mensili) prevista dal CCNL 10/11/2014 che dovranno operare su due istituzioni scolastiche”. E anche ribadito, “che sia esplicitamente previsto, anche con riferimento alle competenze del direttore regionale sull’ utilizzo del personale esternalizzato, sia il coinvolgimento nel piano finalizzato ad ottimizzarne l’impiego dei rappresentanti degli enti e dei consorzi delle OO.SS. del comparto, sia che  “il personale esterno all’amministrazione non può essere utilizzato in punti di erogazione del servizio che in precedenza non fruivano di servizi esternalizzati”.

 

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