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Atreju, Briatore: “Il turismo si deve insegnare alle scuole elementari, è la più grande azienda che abbiamo in Italia”

In questi giorni è in corso Atreju, la convention di Fratelli d’Italia a Roma che si è aperta ieri, 14 dicembre, e si chiuderà domenica 17 dicembre. Tra i partecipanti che sono intervenuti nella giornata di inaugurazione c’è stato l’imprenditore Flavio Briatore.

Anche stavolta, come riporta Il Corriere della Sera, quest’ultimo ha parlato di scuola: “Il turismo si deve insegnare alle elementari perché è la più grande azienda che abbiamo in Italia. Ma perché la gente non viene da noi? Ogni volta che cerchiamo di fare gli investimenti è una follia: permessi e contro-permessi, commissioni formate da gente che è contro le imprese. Tutte queste commissioni, enti e sigle, sono tutti contro. Loro sperano che tu non apra mai”, ha detto.

Briatore ha parlato spesso di scuola

Flavio Briatore, noto imprenditore e personaggio dello showbiz durante la trasmissione Carta Bianca di Rai3 qualche mese fa ha parlato di scuola con dichiarazioni che hanno fatto molto discutere l’opinione pubblica.

Quali sono le affermazioni che hanno causato tanta critica? L’imprenditore ha commentato: “Il vero problema dell’Italia è la burocrazia, che ammazza gli imprenditori. Ho incontrato dei falegnami in un’officina l’altro giorno, che non avendo delle aziende che possono sopravvivere da sole, ai figli fanno fare altro, li mandano a scuola e all’università. Tra 20 anni non ci saranno più falegnami o muratori. L’Italia funziona perché ci sono piccole e medie imprese dove chi ci lavora non sa neanche dov’è Roma, non sa neanche chi è il ministro del lavoro, non gliene frega niente. Se queste imprese funzionano, il figlio è invogliato a fare il lavoro del padre. Il lavoro manuale deve essere incentivato”.

“Mio figlio non andrà all’Università”

Briatore si riferisce anche alla sua di vita privata: “Mio figlio non andrà all’università, lo porterò a fare il mio lavoro. Non ho bisogno di un avvocato. Se mio figlio non lo vuole fare va fuori casa”.

Ma l’imprenditore, dopo il polverone alzato ha risposto anche alle critiche ricevute:

“Il mio ragionamento non è stato compreso. Non metto in discussione lo studio. Quando si finisce quel percorso di studi, se un giovane ha delle aspirazioni tipo diventare medico, ingegnere o avvocato fa benissimo a proseguire con l’università. Se invece non ha alcuna ambizione particolare e frequenta l’università solo per compiacere le aspettative dei genitori, questo è sbagliato e dico che è meglio che vada a lavorare”

E, su suo figlio Nathan Falco ha dichiarato: “Ha finito quest’anno la terza media. Inizierà il liceo che farà in collegio dove ci sarà anche una parte di food and beverage che potrà fornirgli le competenze per continuare il mio lavoro. Sia chiaro, partirà da zero come tutti, facendo il cameriere. È fondamentale se vuole un giorno diventare manager, partire dal basso come ho fatto io nella mia vita”.

Redazione

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