“Dovete temere la morte anche quando dormite”, aveva detto Abu Bakr Al-Baghdadi, portavoce e probabilmente nuovo leader del Califfato.
Ed è difficile sottrarsi a questa nuova ondata di sgomento, ondata che ancora una volta porta i colori della bandiera francese e ha scelto come scenario quello di Nizza.
Il 14 luglio, un giorno che spicca nel calendario francese, giorno di festa nazionale dal 1880, volto a celebrare non tanto la presa della Bastiglia del 1789 ma l’unità nazionale del 1790. Mentre il primo infatti era un evento sanguinoso e violento, il secondo (la Festa della Federazione) ricorda un momento importante della storia francese, quello in cui finalmente l’uguaglianza e la libertà si battono per divenire i pilastri di una realtà geografica, politica e sociale.
A distanza di più di due secoli, però, il 14 luglio francese si è tinto nuovamente di sangue, quello che si è riversato lungo la Promenade des Anglais ieri sera, dove sono rimaste uccise 84 persone che assistevano all’annuale spettacolo dei fuochi d’artificio. Sono circa cinquanta i feriti ricoverati in gravi condizioni. Il killer, il terrorista Mohamed Lahouaiej Bouhlel, trentunenne tunisino nato a Sousse ma residente da tempo a Nizza e con regolare cittadinanza francese, dopo essersi lanciato sulla folla con un camion e aver sparato su di essa, è stato ucciso dalle autorità.
Ancora una volta l’Occidente conta le vittime, ancora una volta si indigna e si dispera davanti alle immagini che stanno facendo il giro del mondo, ancora una volta si ritrova a fare i conti con l’incapacità di prevedere le mosse agghiaccianti di un nemico che non si conosce. Dal Califfato l’invito a “portare disastro ovunque per gli apostati” senza fare distinzione tra civili e soldati.
Si parla qui e là di guerra, ma non esiste termine più calzante e adatto di terrorismo.
Questo è terrorismo nella sua più letterale accezione.
Il terrorismo che guarda più ai civili, quello che vuole opprimere i popoli e la loro libertà colpendoli in momenti di serenità, nei luoghi di aggregazione più comuni. Togliere ai popoli occidentali quella serenità, anzi quella joie de vivre, che persone dedite e schiave di un odio più grande di loro non possono conoscere.
Gli attacchi dell’ultimo anno in Occidente hanno mozzato il respiro alla popolazione europea, ma la triste verità è che questo terrorismo è sempre esistito soltanto che noi, noi occidentali, non lo vedevamo.
Negli ultimi dodici mesi ci sono stati circa 12.000 attentati, di cui il 78% si è concentrato in soli cinque paesi in tutto il mondo: Siria, Libia, Iraq, Pakistan e Afganistan.
Il terrorismo è sempre esistito ma oggi ci sembra più vivo, più crudele e più spaventoso perché ci ha raggiunti e quindi è più vicino. Tocca gli scenari a noi noti, quelli che abbiamo visto o che avremmo voluto vedere, minaccia le bandiere di cui riconosciamo i colori.
In Occidente si rende sempre più necessaria una seria riflessione e messa in discussione della politica estera degli ultimi decenni, coniugata ad una decisa sensibilizzazione delle masse che scongiuri il rischio di pericolose fratture interne in un momento in cui la solidarietà sembra essere l’unica reazione possibile e accettabile mentre tutto intorno vacilla e fa paura.
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