Attentato di Brindisi, tanti giovani ancora terrorizzati. Arrivano gli psicologi
Cosa accade nella testa di un ragazzo quando improvvisamente, senza alcun motivo, esplode una bomba lungo la strada cittadina, davanti ad un istituto superiore, provocando la morte di una studentessa sedicenne ed il ferimento di altre compagne? È facile immaginarlo: prevale un mix di sentimenti con terrore, rabbia e sconforto a vincere su tutti. Secondo gli operatori di Save the Children, in questi casi occorre dare un sostegno a questi ragazzi. Ad iniziare dagli studenti di Brindisi, molti dei quali ancora sotto choc per il vile attentato di sabato che ha spazzato via la vita di Melissa Bassi.
Il 23 maggio l’associazione, in collaborazione con gli psicologi dell`associazione Alfredo Rampi e della cooperativa locale “Solidarietà e Rinnovamento” della rete Cismai, ha iniziato a raccogliere i sentimenti dei giovani di Brindisi colpiti dall’attentato di sabato scorso. Nei prossimi giorni, l`equipe di psicologi incontrerà oltre 500 ragazzi, per ascoltare le loro emozioni e individuare gli interventi necessari nel medio e lungo periodo. Secondo Giancarlo Spagnoletto, responsabile dell`intervento per Save the Children Italia, “è necessario lavorare sulle emozioni dei più piccoli e contrastare quanto prima la paralisi che, oltre i ragazzi, ha colpito genitori e insegnanti. Sono tutti visibilmente smarriti e impauriti, le famiglie necessitano un forte sostegno per gestire l`ansia legittima che nutrono per i figli, e che inevitabilmente si ripercuote sulla possibilità dei ragazzi di tornare a guardare con fiducia alla scuola e alla loro quotidianità”. Ma lo sconforto non coglie solo i giovani. Gli psicologi, dopo aver incontrato circa 300 ragazzi della Scuola Media Don Bosco, situata di fronte all`Istituto Morvillo Falcone, obiettivo dell`attentato, e ascoltato le loro testimonianze, incontreranno anche una vasta rappresentanza del corpo docente e di genitori, altrettanto scossi dal drammatico episodio. “Il terrore e l`ansia che un altro attentato possa minacciare l`incolumità dei propri figli – spiega uno psicologo che opera per Save the Children Italia – li costringe legittimamente ad adottare misure protettive che di fatto però ostacolano il recupero delle normali attività, o forme di autotutela come la recinzione del parcheggio della scuola, affinché personale estraneo alle attività in corso sosti nei paraggi dell`Istituto”.
Tutte reazioni comprensibili, dopo un evento così traumatico. Reazioni che grazie al consiglio di un esperto possono essere gestite sicuramente con maggiore consapevolezza. E minore angoscia.